Home Rubriche Outsider L’energia di Steve, l’amore di Diane: Mommy (2014)

L’energia di Steve, l’amore di Diane: Mommy (2014)

Avete mai visto un film che così intenso da sprigionare emozioni dal primo all’ultimo minuto, senza mai un attimo di sosta, sia nei momenti caldi della storia sia in quelli più tranquilli?
Vi è mai capitato di entrare in empatia con i protagonisti principali dopo nemmeno cinque minuti di film e prendervi a cuore la loro causa?
Sarà proprio questo quello che vi capiterà durante la visione di “Mommy”, ultimo capolavoro del giovanissimo Xavier Dolan, che di anni ne ha pochi, quasi 24, ma di esperienza e talento ne ha sicuramente da vendere.

E’ un film pieno di emozioni che non lascia indifferenti nemmeno i più cinici di fronte al forte dramma familiare che vede coinvolti il giovane Steve (Antoine Olivier Pilon) e sua madre Diane (Anne Dorval).

Due personalità complesse, articolate, difficili da tenere a bada, un concentrato di energia e di iperattività. Iperattività è la parola giusta, strettamente collegata con il sedicenne Steve.
Dopo la morte del padre avvenuta tre anni prima della storia raccontata nel film, il ragazzo inizia un lungo calvario tra diversi istituti di recupero.
Il tutto per cercare di controllare il suo disturbo dell’attenzione che lo fa essere come più volte ci ricorda sua madre un giovane pieno di carisma, ma molto, molto pericoloso quando si innervosisce.
Pericoloso per sè e per gli altri, che credono sia un soggetto irrecuperabile. Ma non per sua madre, non per la sua regina Diane.

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Antoine Olivier Pilon è Steve

La donna contro tutto e tutti se lo porta a casa convinta e speranzosa che l’amore tra i due possa tenere tutto sotto controllo e far ricredere qualsiasi medico o istituto.
Comincia così una lunga scalata verso quella che è una vita normale per Steve e sua madre.
Strada però piena di insidie.
Il ragazzo deve ancora completare gli studi.
Lei non ha più un lavoro fisso, le spese da affrontare sono molte, e Diane, forte e tenace, non riesce sempre ad avere in mano la situazione.
Vuoi per il suo essere sopra le righe e soprattutto a causa dei frequenti scatti d’ira di Steve, davvero incontenibile.
Come dimostrano il suo fisico e ogni sua singola espressione. Il loro è un mondo piccolo, in cui non sembra esserci spazio per entrambi.

Così come sembra non essercene nello schermo, per il particolarissimo formato in cui il film viene trasmesso : 1:1. Un formato strettissimo, come quello degli smartphone.
Un formato in cui due persone così attive ed energiche non possono rimanere rinchiuse a lungo.

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Fugaci attimi di serenità.

Ed infatti con i primi risultati positivi che madre e figlio ottengono anche grazie all’aiuto della loro vicina di casa, Kayla (Suzanne Clément), un’insegnante in anno sabbatico che da una mano a Steve negli studi, il formato e lo spazio sembrano allargarsi.
E nella pellicola è proprio Steve a compiere ciò in una delle scene più belle del film.
Ma quella in cui il ragazzo e Diane si sono buttati è una strada fatta di moltissime insidie.

E l’equilibrio precario che regna tra i due e soprattutto nella testa di Steve, sono come una bomba ad orologeria.
E se la bomba esplode, sono davvero guai seri.
Emozionante ed avvincente come non mai, la pellicola di Dolan ti prende e ti cattura dal primo all’ultimo fotogramma.
Il tutto mostrandoci il rapporto molto intenso e forte di una madre che a malapena sa come vestirsi, che bada solo al sodo e si spacca il culo per sè e ancor più per suo figlio.
E mostrandoci Steve, ragazzo dall’equilibrio instabile, pieno di amore verso la vita e verso l’unico genitore che gli è rimasto.

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Un futuro molto sfuocato per Diane e Steve

Dolan sembra aver azzeccato tutto, come la colonna sonora, parte integrante del lungometraggio. I pezzi sono canzoni famose degli anni recenti (da brividi la scena in cui Steve canta “Vivo per lei” di Boccelli, per non parlare di quello che accade subito dopo).
Del formato particolare che il regista ha usato ne abbiamo già parlato. Abbiamo dato purtroppo uno spoiler nel rivelarlo ma era necessario.
Si perchè il suo stringersi ed allargarsi è parte della vita degli stati d’animo dei due protagonisti.
Nel bene e nel male.

Il personaggio di Kayla sembra essere quel calmante che Steve deve prendere durante le sue crisi. Un elemento esterno venuto per placare l’animo di sua madre e soprattutto il suo.
Il film di Dolan contiene anche forse una critica al sistema sanitario canadese.
Come si legge dai titoli di testa in questo paese da poco tempo è in vigore una legge molto discutibile.
Essa permette ai genitori che lo ritengano necessario di poter mandare in cliniche i loro figli che soffrano di disturbi come quello del povero Steve, senza molti giri burocratici.

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Le interpretazioni del trio Steve, Diane e Kayla sono a dir poco eccezionali, soprattutto le prime due. Alcune scene sono da premio Oscar subito, e non sono pochi questi momenti nella pellicola.
E’ un dramma molto intenso Mommy.
Ed il messaggio che deve lanciare ai suoi spettatori non balza subito all’occhio.
Perchè quello che conta è l’obiettivo che si vuole raggiungere, non sempre il suo raggiungimento. Bisogna sempre lottare per quello in cui si crede e per chi si ama.
E lo si deve fare in tutti i modi.
Anche quelli a prima vista meno condivisibili, e fregarsene di tutto e tutti quando si ha in testa una meta da raggiungere.
Diane e soprattutto Steve, così come il film, ti attraversano come un’onda in piena a cui nessuno può resistere.
Un’onda dalla quale però vogliamo assolutamente lasciarci travolgere.

Uno spaccato di vita familiare pieno di alti e bassi, che nonostante il tono drammatico mette una voglia di vivere e lottare incredibile.

CAPOLAVORO