Una delle saghe blockbuster più amate della storia del cinema in occasione del suo 27mo compleanno torna in grande stile con il primo capitolo di Mission Impossible 7: Dead Reckoning Parte Uno (la Parte 2 la vedremo il prossimo anno).
Proprio per tale ragione esprimere un giudizio completo sul film è difficile. Tutto rimane sospeso sul più bello dopo 163 minuti forse a tratti un po’ verbosi, dialogati, spiegati. Ma è sempre Mission Impossible. Quindi pronti e via. Neanche il tempo di dire “sono Ethan Hunt” e partono inseguimenti, botte ed esplosioni.
Il tempo certo passa per tutti, anche per Tom Cruise. Ed ecco che gli scontri corpo a corpo sono più ravvicinati, meno campi larghi, più dettagli, espressioni intense e tanto montaggio, per compensare la lentezza di un 60enne comunque arzillo.
Un accenno alla trama, giusto un pizzico.
Il villain questa volta è una misteriosa Intelligenza Artificiale capace di mettere ko un sottomarino sovietico supertecnologico. Questo nemico immateriale è un’arma potente e ambita, ma è anche un interessante spunto metacinematografico. Perché non dimentichiamoci che Christopher McQuarrie è sicuramente un ottimo mestierante, un regista gregario (rispetto alle più altisonanti firme autoriali del passato come Brian De Palma o John Woo), ma è soprattutto una raffinata penna, un ottimo sceneggiatore Premio Oscar per I soliti Sospetti (non tarallucci e vino).
L’intero impianto narrativo di MI7 è un confronto tra il vecchio e il nuovo.
Tom Cruise è l’ultimo baluardo dell’eroismo analogico, il pazzo che si spara sei volte da una rampa su un’enduro (dall’inglese “endurance”, cioè “resistenza”) per poi atterrare sul treno in corsa.
L’uomo che resiste al quella invisibile minaccia rappresentata dall’IA, metafora di uno stile diametralmente opposto di pensare, realizzare e distribuire un film: il dominante mondo del digitale e dello streaming.
Zero compromessi, questo film si vede in sala.
Un plauso al cast, forse nel pieno del suo splendore in questo momento della saga. I soliti esilaranti siparietti tra Ving Rhames e Simon Pegg, il ritorno di Henry Czerny direttamente dal primo capitolo depalmiano. Due attrici con la A maiuscola come Rebecca Ferguson (Dune e di recente nella splendida serie Silo) e Vanessa Kirby (la principessa Margaret in The Crown, Pieces of a Woman).
Brillante la coppia Hayley Atwell e Tom Cruise (nonostante gli alti e bassi della loro relazione, che sembra essersi ora definitivamente consumata).
E infine Pom Klementieff, la sua Paris con i suoi look, già iconici, ruba la scena a tutti.