Tira un’aria da Direct To Video in Skin Trade, nonostante l’aspirazione sia più alta: un cast internazionale, pur se palesemente privo del pedegree da blockbuster odierno, mette in scena il più classico dei revenge movie centrato attorno al tough cop che perde tutto solo per aver compiuto il suo dovere.
Il duro ovviamente è Dolph Lundgren, in forma smagliante (non solo per la sua età), e il plot non ci va certo in modo raffinato, mostrandocelo dopo 5 minuti a) col sangue del figlio del malavitoso di turno nelle mani b) colpito a colpi di lanciarazzi (!) per vendetta.
No credo si parli di spoiler, essendo la miccia per l’intero film; a contraltare del Vichingo c’è l’Atleta orientale, un Tony Jaa sempre in forma e che non viene più sfruttato a dovere dai tempi di Ong Bak…Skintrade compreso. Purtroppo il nostro ha un accento abbastanza osceno, e il montaggio ci concede un’infima parte delle sue capacità.
Restano comunque di valore alcune scene, come le prime sberle in amicizia che si danno i due prima che diventi ufficialmente un buddy movie, o in generale il buon Perlman col suo faccione sempre di presenza (peccato che abbia le linee di dialogo di tutto il film scritte su mezzo A4, in loop per giunta).
Nonostante questi difetti non da poco, Skin Trade si lascia vedere, con un’onestà decisamente superiore alla baracconata de I Mercenari e un valore superiore ai votacci che qualche critico balordo deve averd dato mandando avanti veloce.
Avrà incassato abbastanza per il seguito, quasi scontato a giudicare dal finale?