Home Rubriche InstaCult L’ereditiera, di William Wyler (1949)

L’ereditiera, di William Wyler (1949)

L'ereditiera (William Wyler)

New York, 1850.
Catherine (Olivia De Havilland) una giovane donna non bella e già considerata una zitella ma ricchissima, è corteggiata da Morris Townsend (Montgomery Clift), un uomo affascinante e gentile, in realtà uno spiantato avido e privo di scrupoli che punta al denaro facile.

In aperto contrasto col padre (Ralph Richardson), autoritario e dispotico e con la complicità della zia (Miriam Hopkins) una inguaribile romantica, Catherine mette in atto un piano di fuga, una fuga d’amore che però la priverebbe della sua ricchezza.
Il piano sembra funzionare, ma Townsend nella notte designata non viene all’appuntamento e Catherine comprende di essere stata ingannata ritrovandosi disperatamente sola, rifiutata anche da suo padre che la considera un imbarazzo.

 

Passano alcuni anni, il padre è molto malato ma la figlia si mostra indifferente al punto da non volergli essere vicino neanche in punto di morte.
Alla zia che le chiede: Come puoi essere così crudele?
Catherine risponde: Ho imparato da un maestro.
Intanto ricompare Townsend che spera di trarre vantaggio dalla nuova situazione ma Catherine ha imparato a difendersi dall’ipocrisia e dalla falsità e lascia il pretendente bussare inutilmente alla sua porta.

Tratto dal romanzo di Henry James Washington Square il film di William Wyler sarà ricordato per le memorabili interpretazioni dei tre protagonisti (Olivia De Havilland ottenne il suo secondo Oscar) e per i virtuosismi delle tecniche di ripresa: piani sequenza, piattaforme girevoli per valorizzare spazi e atmosfere della grande casa.
Il regista inoltre con un trucco sapiente, rende tangibile la trasformazione psicologica di Catherine che la disillusione ha reso più dura ma più bella, mentre nella prima parte, quando ancora spera in un avvenire di amore e felicità ci appare goffa e bruttina. Indimenticabile la sequenza in cui sale lentamente le scale della casa che credeva di dover abbandonare, consapevole di essere stata raggirata.

Da ricordare la splendida colonna sonora di Aaron Copland e le scenografie costruite con cura filologica da Harry Horner, futuro regista e i costumi di Hedit Head.

Articolo di Gigi De Grossi