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Leatherface – La Recensione

Leatherface

E’ uscito nelle nostre sale italiane ”Leatherface”, la nuova fatica di Julien Maury e Alexandre Bustillo, già entrambi registi del violento e spettacolare ”À l’intérieure di‘Livide”, entrambi con Beatrice Dalle

I due cineasti francesi si son fatti strada nel mondo orrorifico e sono tornati alla ribalta con il prequel della celebre saga cinematografica horror cominciata da Tobe Hooper nel 1974: ”Non Aprite Quella Porta”. Il film ha avuto sequel e remake, ma è ”Leatherface” il vero prequel, l’ottavo capitolo della saga, che ha visto come produttore esecutivo proprio Hooper: da qui, l’inizio di tutto.

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I protagonisti di Leatherface.
TRAMA di Leatherface:

1955, Texas. Si sta festeggiando il compleanno del piccolo Jed Sawyer. La sua famiglia però, è violenta e deviata. Dopo l’uscita della torta, ecco che arriva il vero regalo di compleanno: una motosega. Jed viene spinto da sua madre Verna (una perfetta e sadica Lili Taylor) ad ammazzare un vicino accusato del furto dei loro maiali.

Il bambino però si ribella, non vuole commettere un omicidio. Tuttavia, per soddisfare le esigenze dei suoi familiari, per dimostrare di essere un duro e di essere della stessa loro pasta, trascina con l’inganno Betty Hartman, la figlia dello sceriffo, in un fienile. Lì, i suoi fratelli la ammazzano brutalmente. Hartman scopre dopo il cadavere della figlia e minaccia Verna Sawyer, prendendo con sé il piccolo Jed per mandarlo in un istituto psichiatrico di correzione.

Dieci anni dopo, alla soglia dei 18 anni di Jed (a cui l’istituto ha cambiato nome), Verna si reca nel luogo per riprenderselo, ma crea scompiglio e tutti i ”detenuti” scappano. Tra loro, la pazza Clarice, il deviato Ike, il buon Jackson, il grosso Bud e l’infermiera Lizzy, ostaggio della banda. I ragazzi si avventurano così nel tentativo di scappare da Hartman, che tenterà di riprenderli e anche di ucciderli. Gli eventi traumatici renderanno uno dei protagonisti, il noto faccia di cuoio: leatherface.

Jed in Leatherface.

‘Leatherface” adotta lo stile narrativo della scoperta finale. Difatti, nel film non viene rivelata l’identità di Jed, dapprima vittima e poi carnefice, se non alla fine della pellicola. Una sorta di depistaggio che però presenta un punto negativo. Lo spettatore facilmente arriva a scoprire ciò in maniera logica, escludendo le idee più banali. L’aggiunta di un ulteriore protagonista maschile nella banda,avrebbe aiutato a depistare maggiormente il pubblico.

Un errore, è quello di aver approfondito molto poco la psicologia del protagonista. Leatherface avrebbe necessitato di più tempo, di maggiori spiegazioni e di ulteriori momenti introspettivi nella vicenda. Il tutto è contornato da un ritmo troppo frenetico, che è al contempo anche un punto di forza: proprio per questo infatti, colui che guarda non si annoia mai, resta sempre col fiato sospeso ed è in attesa costante di momenti di tensione, che, puntualmente, arrivano.

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Isaac in Leatherface.

Questo capitolo tuttavia, presenta, oltre ad alcune incongruenze con i precedenti, molti punti in suo favore. Delle riprese magnifiche, ottimi zoom, una fotografia notevole e delle adatte musiche di John Frizzell, che non stridono col contesto. ”Leatherface” è un prodotto bello violento, marcio come avrebbe dovuto essere, iperattivo e sconcertante. La violenza, che qui è in abbondanza, sarebbe stata a livelli massimi se solo avessero osato e mostrato di più, senza riprese oscurate e a scatti.

Leatherface- Recensione
Leatherface.

Bustillo e Maury non hanno superato il loro stesso gore di ‘‘Inside” con il successivo ”Leatherface”. Hanno saputo regalare però delle scene splatter e da paura (come quella di sesso). Fare un prequel di un film come ”Non Aprite Quella Porta’‘ è una grande azione, significa osare e rischiare. Così come potrebbe essere un buon prodotto, potrebbe anche risultare un gran flop. ”Leatherface” a differenza di molti ultimi capitoli di saghe importanti, riesce a classificarsi come un buon film, deviato, sporco: putrido.

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Clarice e il sergente Hartman in Leatherface.

I due cineasti hanno messo in gioco loro stessi portando sullo schermo l’originaria storia di leatherface, di cui nessuno aveva mai visto il volto. Il finale di Leatherface è il suo più grande e incisivo punto di forza. La violenza risulta essere ancora un marchio di fabbrica dei due, che ben sapevano cosa il pubblico si aspettasse dal loro ultimo lavoro. ”Leatherface” in conclusione è un buon prodotto horror, che per stilemi rimane fedele alla saga, contornato da una trama originale. Un’esperienza cinematografica che ogni fan del terrore dovrebbe subire. A suo rischio e pericolo.

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Hartman in Leatherface.