La Passione di Cristo

A prescindere dalle opinioni personali sulla fede La Passione di Cristo, film del 2004 scritto e diretto da Mel Gibson e girato interamente in Italia diventò fin da subito un evento e un cult. Nelle ultime settimane si parla di un sequel. Vedremo.

Recensione a cura di Marco Sambiagio

La passione di Cristo è il rifacimento omonimo di un irreperibile film italiano muto, diretto da Vittorio Calcina nel 1899. La storia di Gesù di Nazareth dovrebbe essere nota pressoché a tutti, è tratta dai Vangeli su cui si fonda la religione cristiania. La riduzione cinematografica dei testi sacri non è mai cosa da poco, voi per via della lunghezza e della complessità di tali scritti, vuoi per l’aspettativa che si va a creare nei fedeli. Sta allo sceneggiatore decidere cosa utilizzare e cosa escludere.

Il mio dubbio è questo: ha senso nel terzo millennio, realizzare un film su Gesù che consista in qualche flashback di vita quotidiana, un paio di parabole gettate là, oltre un’ora tra torture e crocifissione, per terminare con qualche attimo di resurrezione?!
Un po’ eccessive le musiche e l’estetica da film horror, la scena della cattura sarebbe perfetta per un film di James Wan. Lo splatter abbonda, i romani ci sapevano fare con la flagellazione e Gibson non si fa remore a ricostruire ogni minimo dettaglio sulla base di reperti storici.
Il vero problema di questo film è il solito, che penalizza molte delle recenti produzioni U.S.A. ambientate in un contesto estraneo alla storia americana. Nonostante le locations  abbiano un loro fascino, Gibson denota l’incapacità di traghettare lo spettatore verso luoghi e tempi remoti. La questione riguarda la scelta degli attori e soprattutto i dialoghi, a tratti Gesù pare descrivere il sogno americano più che la dottrina evangelica. Ho apprezzato l’idea folle di girare in lingua aramaica, purtroppo ciò cozza con la scarsa immedesimazione offerta da tutto il resto.
La recitazione non è terribile. Jim Caviezel è bravo, anche se leggermente fuori parte, Rosalinda Celentano ha lo sguardo giusto per interpretare Satana, mentre Monica Bellucci ha talmente poco spazio da non permetterle di rovinare nulla. Anche i comprimari se la cavano egregiamente.

La passione di CristoCome sempre accade nei film sul nazareno Gesù che approfondiscono il personaggio di Caifa e quelli dei sacerdoti, sono piombate accuse di antisemitismo. A peggiorare la situazione ci ha pensato il padre di Mel Gibson, esprimendo le sue idee davvero indifendibili su temi come la Shoah, tanto da venir etichettato come filo-nazista. Al di là delle, discutibili, idee politiche di mr Hutton Peter Gibson, devo dire che non ho trovato in La passione di Cristo né razzismo, né discriminazione verso la cultura ebraica.

In questo film ci sono persone che cercano di salvare il “povero Cristo” dall’accanimento giuridico dei romani, altre persone lo ritengono meritevole d’essere giustiziato e all’epoca, in Palestina, erano tutti di religione giudaica.

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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -