E’ la chiusura del cerchio. La fine della trilogia. La fine di una saga che ha fatto il punto su una delle tecniche che da un decennio a questa parte è stata protagonista nel genere horror : il found footage. E l’abbiamo visto nei primi due episodi di “V/H/S” , con cortometraggi diretti da vari registi emergenti nel mondo dell’horror realizzati in questo stile. La saga appunto si chiude con l’ultimo episodio, “V/H/S : Viral” , che come i primi due film ha sempre un corto che funge da cornice, slegato dagli altri episodi e che ogni tanto si pone fra un corto e l’altro del terzo film. Gli episodi dovevano essere quattro, ma “Gorgeous Vortex” di Todd Lincoln è stato poi tagliato, riducendo la durata del film di 17 minuti.
Partiamo allora :
EPISODIO CORNICE : “Vicious Circles” di Marcel Sarmiento
Kevin e la sua ragazza sono protagonisti di questo corto. Lui vuole creare un video che poi tramite la rete ed i social network diventi virale, ed è disposto a tutto pur di trovare qualcosa di sensazionale. E l’occasione arriva : c’è un camioncino dei gelati che è inseguito dalla polizia, e sta percorrendo proprio la strada in cui abita il giovane che esce di casa per riprendere l’inseguimento, ma da li in poi succedono cose molto strane: le persone muoiono, la sua ragazza viene rapita, e chiunque Kevin incontri, perde sangue dal naso.
Un episodio non all’altezza delle due precedenti cornici. La storia non è molto coinvolgente, non cattura proprio l’attenzione dello spettatore. Uno dei modi peggiori per cominciare il 3° film della saga.
EPISODIO 1 : “Dante the Great” di Gregg Bishop
Come è successo per “V/H/S” e “V/H/S 2” anche qui c’è un episodio che da solo vale il film, ed è questo. C’è un mago al centro della storia, o meglio un ragazzo fallito che da sempre cerca di avere la sua occasione con magie da strapazzo. E l’occasione arriva quando un giorno, trova un mantello da mago che si dice appartenesse al grande Harry Houdini. Il mantello è magico, ha il potere di far sparire chiunque e di farlo riapparire in un altro luogo. Ma per fare ciò, per rendere Dante famoso, esso ha bisogno di “nutrirsi”, e già avete intuito come può evolvere la storia.
Nonostante sia l’episodio migliore di tutto il film non è girato secondo i soliti canoni del found footage e del mokumentary. O meglio, viene girato in questa maniera, ma qualche domanda ce la facciamo : da dove vengono effettuate le riprese di tutte le scene di questo corto? Non ci sono Go-Pro, smartphone, occhi bionici, e allora chi gira le scene? Come i trucchi dei maghi, questo non possiamo saperlo. Mah…….
EPISODIO 2 : “Parallel Monsters” di Nacho Vigalondo
Non male nemmeno questo episodio, forse migliore nell’idea di “Dante the Great”, ma si poteva puntare molto più in alto. Un uomo che trascura la moglie perchè sta costruendo un portale, in cui poter entrare in una realtà parallela : la trova, c’è il suo doppio, decidono di andare l’uno nel mondo dell’altro per 15 minuti. Voglio entrambi sperimentare nuovi modi di fare sesso : occhio però, mai tirare troppo la corda, perchè quando si spezza sono cazzi.
L’idea come dicevamo era buona, ma tutto poi cade in un moralismo che poteva proprio essere risparmiato.
EPISODIO 3 : “Bonestrom” di Justin Benson e Aaron Moorhead
Questo episodio dal punto di vista della tecnica delle riprese è quello che meglio riassume lo spirito che ha guidato questa antologia : i protagonisti, degli skaters che vogliono riprendere le loro acrobazie, utilizzano una telecamerina montata nei loro caschi, e tutto l’episodio è ripreso dal punto di vista di questo oggetto, molto bello. Ma la storia in sè per sè è senza infamia e senza lode, scialba : i ragazzini cercano un luogo abbandonato e tranquillo per le loro acrobazie, e trovano il luogo ideale in Messico, ma appena uno dei ragazzi si ferisce, il suo sangue, caduto sopra dei simboli satanisti, risveglia un esercito di zombie e scheletri. Comincia così un episodio che è più un western horror, con i ragazzi che combattono contro questo esercito malefico che sembra contare su rinforzi infiniti. Assolutamente niente di che.
Il problema di ogni trilogia è che i film che fanno seguito al primo sono sempre peggiori di esso. Man mano che la saga continua, la qualità scende. Purtroppo è così anche in questo caso, sebbene a discolpa di questa antologia c’è il fatto che la differenza di qualità tra i tre film non sia così marcata come negli altri casi. La qualità scende, ma non di molto, e non perchè già dal primo “V/H/S” fosse bassa.
L’idea che sta alla base di quest antologia è più che ottima, ha voluto fare un sunto su questa tecnica di ripresa molto usata nel genere horror, ed alla fine in ognuno dei tre film abbiamo visto degli episodi che meritavano anche un lungometraggio per la loro bellezza. Peccato che altri era meglio se non ci fossero, però tutto sommato alla fine possiamo promuovere questo lavoro, e seppur con una sufficienza striminzita, anche quest ultimo terzo film.