Home Speciale Interviste JAMovie incontra: Diana Dell’Erba

JAMovie incontra: Diana Dell’Erba

Oggi JAMovie ha il piacere di intervistare Diana Dell’Erba, attrice e regista italiana.
Tra le sue interpretazioni ricordiamo il suo esordio in The Tulse Luper Suitcases, Part 2: Vaux to the Sea (2004), e le interpretazioni in Rasputin (2010), Il mistero di Dante (2014) e The Broken Key (2017).
Nel 2014 ha debuttato come regista nel docu-film Registe.
Attualmente è impegnata in collaborazione con Altrofilm nella produzione di Dante’s Project, di cui parleremo nell’intervista.

 

Domanda scontata forse ma non troppo: quando e come nasce la tua passione per il cinema? C’è stato un episodio in particolare, un attore/attrice, un film che ti ha particolarmente colpito?

In realtà non sono particolarmente appassionata di cinema. La mia vera passione, anche se può sembrare un po’ strano detto così… è la Bellezza che porta Meraviglia, in una parola sola potrei dire l’Arte.
Penso che fondamentalmente l’Arte sia Una e possa indossare infinite forme, tra cui quella cinematografica.

Il tuo debutto nel mondo del cinema arriva con il film del regista Peter Greenaway nel film The Tulse Luper Suitcases, Part 2: Vaux to the Sea.
Cosa ricordi di quella esperienza e quanto ti ha aiutato lavorare sin da subito con un regista di fama mondiale ed un cast internazionale?

Vivere quel set è stata un’esperienza indimenticabile perché Greenaway è uno straordinario artista, uno splendido visionario dai modi non sempre delicati che mi ha dato un’importantissima lezione che ho iniziato a comprendere molti anni dopo.
Mi ha mostrato come la direzione di un film sia un lavoro difficilissimo. Sembrava avere come primo obbiettivo quello di non tradire la sua idea originale, mantenendola viva e difendendola ad ogni costo, come se fosse su un paradossale campo di battaglia: lui contro tutti seppur bisognoso di tutti.
E’ un’immagine potente che dovrebbe insegnarci quanto, arrivando ad una comprensione per noi profonda, magari sofferta, sia giusto lottare per essa con tutte le nostre forze.

Nel 2010 fai parte del cast di Rasputin, del regista Louis Nero, che ti ha scelta anche per altri suoi due lungometraggi, Il mistero di Dante e The Broken Key.
Quanto è importante per un attore/attrice lavorare in più progetti con lo stesso regista?

In ogni lavoro creativo e collettivo penso sia importantissimo individuare e trovare le persone giuste con cui collaborare.
Tutti e tre i film di Louis Nero che hai citato sono film d’autore, unici nel panorama italiano. Film che indagano la realtà in maniera importante, profonda.
Non sono film d’intrattenimento ma film di ricerca.
Opere del genere, oltretutto realizzate tutte con meno budget di quello necessario, non potrebbero nascere se non da un’autentica comunione di intenti.
Questo è un obbiettivo fondamentale di qualsiasi lavoro, scegliere consapevolmente con chi lavorare e perché… è qualcosa che si impara con il tempo e l’esperienza.

Nel 2014 inizi la tua carriera da regista, con il docufilm Registe, incentrato sulle registe italiane e sulla poca presenza di quote rosa in questo ruolo. 
Da allora ad oggi, hai visto colmare questa distanza?
Cosa vorresti dire ad una ragazza che oggi vorrebbe intraprendere il tuo stesso percorso?

Dati Istat ci dicono che la situazione in sei anni è rimasta pressoché identica… però sicuramente è successo qualcosa di importante.
Quando ho realizzato Registe in Italia non si parlava ancora diffusamente di questo divario nel cinema.
Oggi ci sono tanti gruppi e personalità che si battono anche per questo e dunque sono aumentate le mie speranze, semplicemente, che ognuno di noi possa sentirsi libero/a di fare ciò che più desidera della propria vita, al di là del genere, del ceto o di qualsiasi altra cosa.
Registe dipinge una grande metafora che può essere applicata a ogni vita/decisione/mestiere… dunque a una ragazza giovane che si deve buttare nel mondo del lavoro, direi solo una cosa: capisci qual è il tuo vero sogno e lotta per esso.

Con The Broken Key, nel 2017, ti trovi a recitare insieme ad un cast di caratura internazionale, stiamo parlando tra gli altri di Rutger Hauer, Christopher Lambert, Michael Madsen e Geraldine Chaplin.
Com’è stato lavorare con loro?
Qual è stato l’insegnamento più importante che hai ricevuto da quell’esperienza?
Raccontaci un aneddoto simpatico avvenuto durante le riprese.

The Broken Key è stata l’esperienza lavorativa più significativa della mia vita.
Da un lato perché si tratta di un film simbolico in cui ogni battuta, immagine o azione è stata pensata a più livelli, tenendo fortemente presente quel quarto significato di cui ci parla Dante, l’anagogico… e dunque è un’enciclopedia da vedere e rivedere all’infinito per coloro che si interessano di crescita personale.
E a questo si aggiunge il fatto che, come per magia, il film stesso ha attirato tantissime persone interessate all’argomento, tra cui degli attori/artisti eccezionali non solo per la loro bravura ma anche per la loro concezione della vita e la capacità di addentrarsi in essa.

Gli aneddoti sarebbero tantissimi….una giornata che ho scolpita nel cuore si è svolta all’interno della Chiesa di Saliceto.
Un set molto movimentato con un’intera troupe, piuttosto nervosa, che lavora per una scena particolarmente difficile.
Seduto nella posizione del loto, in mezzo al caos, senza essere toccato dall’ambiente esterno… Kabir Bedi, in meditazione.
In mezzo alla chiesa, fermo.
Solo il ciak lo riportava in quel luogo.
E poi, quando si organizzava il cambio inquadratura, di nuovo, nella sua concentrazione, immobile.
Questa è un’immagine per me pazzesca, di una forza simbolica inenarrabile….che ad esempio si adatta straordinariamente al tempo che stiamo vivendo.
Nel caos del Covid e della Paura dilagante, alcune anime sicuramente sono così… là, immobili, a meditare, tuffate dentro loro stesse.

Veniamo al tuo ultimo lavoro: Dante’s Project
Com’è nata l’idea?
Parlaci un po’ del progetto.

Nel film Il Mistero di Dante sono stata scelta per una piccola parte, molto bella….ma quando mi sono ritrovata sul set e ho scoperto che si sarebbero intervistate delle personalità eccezionali tra cui un testimone di ognuna delle Tradizioni più importanti presenti in Italia… mi sono detta non posso non far parte di questo viaggio!
E così è stato.
Da una chiesa a un tempio, da un ashram a una sinagoga, ho assistito ad un’esplosione di saggezza che ancora oggi porto nel cuore, che mi ha insegnato tantissimo….e tutta comunicata attraverso l’interpretazione della Divina Commedia.
Dentro di essa c’è il percorso che ogni essere umano è chiamato a vivere sulla terra.
La cosa più importante che ognuno di noi possa fare: attraversare il proprio Inferno per trasformare la propria vita in Paradiso.

Ispirata da tutto ciò, con la speranza di trasmettere questo concetto, allo stesso tempo tanto semplice e difficile, mi son detta perché non chiedere alle persone di recitare una terzina a testa, unire tutte le loro opere e realizzare la prima lettura integrale della Divina Commedia fatta da migliaia di persone che in realtà urlano al mondo quanto siamo tutti parte di un unico straordinario essere che può insieme collaborare, sostenersi e migliorarsi per arrivare a rivedere le stelle…

Come vedi attualmente lo stato di salute del cinema italiano?    

A parte la momentanea urgenza della questione Covid….io amo molto il cinema italiano e la terra che rappresenta, ma penso che sarebbe bello se riuscissimo ad alzare un po’ l’asticella.
Siamo sprofondati in un’autoreferenzialità che non ci permette più di essere conosciuti oltre i nostri confini.
La maggior parte dei nostri film non trattano temi universali e di conseguenza vengono distribuiti solo nel nostro Paese.
Ho frequentato un po’ la California e mi sono resa conto come il cinema italiano per tanti finisca agli anni ’80…
Se riuscissimo ad andare oltre, miglioreremmo tantissimi aspetti, da quelli economici a quelli artistici… e soprattutto torneremo al motivo centrale per cui, secondo me, è utile la settima arte: condividere esperienza per trasformarla in conoscenza.

Con quale attore/attrice e regista ti piacerebbe lavorare in futuro?

Sono tantissimi coloro con cui mi piacerebbe lavorare, li riassumerei in tutti gli artisti che riescono a vedere e amare la complessità della dualità nella quale viviamo.

Progetti futuri? Avremo una Diana Dell’Erba solo attrice, solo regista, o entrambe?

In questo momento mi sto occupando della direzione artistica di Dante’s Project che è una straordinaria follia decisamente impegnativa….nel domani vedo più progetti da attrice, perché quelle sono le occasioni interessanti che mi sono giunte e sulle quali stavo lavorando prima di questo lock down, ma chissà, lascio le porte aperte agli imprevisti!

Chi è Diana Dell’Erba nella vita di tutti i giorni e cosa ti rende felice oggi.

Dopo tanti anni di ricerca e introspezione, finalmente mi ritrovo spessissimo a stupirmi e ringraziare per la mia felicità….
Essa deriva dal mondo che mi sono creata o sul quale ho deciso di porre l’attenzione. Essere felici è un lavoro….costante, quotidiano, probabilmente il più importante….se ognuno di noi si sentisse artefice della propria vita e lavorasse per ottenere ciò che davvero desidera (intendo non a livello materiale ma ad un livello intimo, profondo), una volta ottenuto non potrebbe che voler diffondere la sua felicità e avremmo un mondo migliore.

E per concludere, un caro saluto dalla nostra Diana: