Buongiorno Roger! Con quali film e in che periodo della tua vita nasce la passione per il cinema?
Da bambino sono rimasto colpito dal western all’italiana che passava sulle prime tv private poichè la RAI mandava in onda solo western americani. Nasce all’incirca nel 1977/78 quando vidi per la prima volta “Il prezzo del potere” (1969) di Tonino Valeri con Giuliano Gemma. E soprattutto “Giù le mani… carogna” (1971) di Demofilo Fidani con Hunt Powers. Poi ho cominciato a girare i primi western amatoriali con gli amici.
Prima del tuo esordio col lungometraggio SETE DA VAMPIRA hai girato tantissimi cortometraggi e con essi hai vinto numerosi premi. Qualè il cortometraggio al quale sei più affezionato?
Ne ho fatti davvero molti ma solo con una decina ho partecipato ai vari concorsi nazionali. Sono due i corti a cui sono molto affezionato: il western “Vieni fuori carogna… è arrivato Sartana!” (1993) e lo spionistico “Crystal Operazione Virus” (1994) che infatti hanno vinto molti premi nazionali.
Sappiamo che sei un grande appassionato di spaghetti western. Perchè ami alla follia questo genere?
Sono cresciuto in un villaggio che confinava con la campagna, ho giocato davvero tantissimo a cowboy nei cortili, nelle cascine, nei fienili. Il profumo del fieno, dell’erba, la spensieratezza di quegli anni d’infanzia. Come diceva il grande Fernando Di Leo il western è il genere più infantile di tutti, per questo lo amo poichè tutti noi adulti veniamo dall’infanzia.
Il 1998 è l’anno di SETE DA VAMPIRA, il tuo primo lungometraggio. Che tipo di esperienza è stata?
Ottima, una bella avventura a cui sono molto legato poichè si tratta del primo lungometraggio che ho fatto. Ricordo ancora l’atmosfera che c’era, proprio quella che si vede nel film, quasi onirica e molto gotica.
Hai diretto film horror tra il 1998 e il 2004, periodo nel quale il genere era passato di moda sia in Italia che nel mondo, dimostrando con ciò di andare decisamente controcorrente…
Sono sempre andato controcorrente, anche dopo perchè ho sempre fatto i film che sentivo di vare in quel momento, senza seguire nessuna legge di mercato. Infatti oggi quasi tutti gli indipendenti fanno horror e io non più.
Nel 2000 giri ANABOLYZER, un horror dalle ampie sfumature erotiche che nel corso degli anni divenne un piccolo cult, non solo in Italia…
Esatto, quasi opposto al precedente “Sete da vampira”. Tutto è nato grazie all’incontro con il mio amico Maurizio Quarta che ha curato gli effetti di tutti gli omicidi presenti nel film. Da li si è creata una grande amicizia che continua ancora oggi. Forse il film più crudo che ho fatto anche se in realtà è stato girato nel 1999. Racconta una provincia italiana non identificata abitata da personaggi ambigui e malati.
Quali sono i registi nel campo dell’horror che ti hanno ispirato di più?
Io non sono un grande patito di horror. Tra i miei film preferiti ci sono “La morte ha sorriso all’assassino” (1973) di Aristide Massaccesi (che mi ha condizionato molto artisticamente) e “Possession” (1981) di Andrzej Zulawski. In un certo senso due estremi.
Il tuo secondo lungometraggio è ABRAXAS – RITI E SEGRETI DALL’OLTRETOMBA, un film che non fu compreso appieno nella sua reale natura da alcuni critici e spettatori. Ce ne puoi parlare?
Un omaggio al cinema di genere anni settanta, non mi sono risparmiato su nulla. Nudi gratuiti, violenza, dialoghi deliranti, trama sgangherata, ecc. Ho rischiato molto perchè ho evitato volutamente la parodia. Mi sono messo ad un livello inferiore, al servizio del film, in pratica ho fatto un film trash. Ma credo con un certo mestiere e una certa eleganza.
Nel 2002 giri FLESH EVIL IL MALE NELLA CARNE. Un film che ebbe poi varie versioni ed ebbe un buon successo di pubblico. Ce ne puoi parlare?
Ispirato alla parabola “Ombra” di Edgar Allan Poe, anche questo un omaggio al cinema del passato ma in un certo senso in antitesi ad “Abraxas”. Un film tutt’altro che spensierato dove il “pessimismo cosmico” fa da padrone per tutta la durata del film. Girato in un villaggio operaio di inizio Novecento.
L’anno dopo giri L’AMORE SPORCO DI VALERIA, che a tutt’oggi è rimasto inedito. Perchè?
Perchè poi mi hanno chiamato per “Innamorata della morte”(2004) e “Mimesis” (2005), il film era già finito e montato ma ho fatto l’edizione solo qualche tempo dopo ma ero più interessato a far uscire “Cymbaline” (2007) che in realtà era stato girato anche lui nello stesso periodo. Si tratta di un film talmente strano che potrebbe essere ancora più criticato di “Abraxas”. Forse in questi anni uscirà… chissà…
Il 2004 è l’anno di INNAMORATA DELLA MORTE, forse la tua produzione più ricca, ma anche una pellicola che ebbe non indifferenti travagli produttivi
Me lo hanno smontato e rimontato facendo disastri sulla colonna internazionale. Un vero massacro. E’ vero che era troppo lungo ma qualsiasi prima versione di un film lo è. Mi hanno fatto fretta perchè doveva andare a Berlino e non mi hanno dato il tempo di ridurlo. Lo hanno fatto i distributori di Roma facendo solo danni.
Con MIMESIS invece ti avvicini al genere thriller…
Si, non l’ho scritto io. La storia era abbastanza piatta, ho cercato di ravvivarla con l’atmosfera e con un finale un pò truculento. Un lesbo-movie ambientato ancora una volta in una provincia ambigua e malsana.
Dopo MIMESIS fu il momento di CYMBALINE, un film difficilmente inquadrabile in un genere, ma che al sottoscritto piacque moltissimo!
Mi fa piacere. Dentro quel film c’è molto del mio passato, non tanto per i personaggi e le situazioni ma per l’ambientazione, le atmosfere e la musica. Infatti Cymbaline è il titolo di una canzone dei Pink Floyd che amo molto.
Il 2008, con RAPPORTO DI UN REGISTA SU ALCUNE GIOVANI ATTRICI rappresenta il tuo distacco netto dal genere thriller/horror. Perchè questa scelta?
Non è un distacco, tutti i film che ho fatto sono nati spontaneamente, senza calcolo alcuno. Non ho mai avuto distacchi perchè in realtà non ci sono mai stati vincoli. Sai, io sono un tipo molto complesso e libero al contempo. Volevo raccontare una realtà che avevo vissuto, anche se non sempre direttamente. E chi più di un regista poteva interpretare un regista? Comunque nei film bisogna limitarsi molto. La realtà quotidiana è più esagerata e si rischia di non essere presi sul serio o perlomeno creduti.
L’anno dopo arriva TUTTE LE DONNE DI UN UOMO DA NULLA. Ci puoi dire qualcosa di questo film?
Mi sono messo alla prova facendo la parte di un perdente succube delle donne, in pratica tutto l’opposto di quello che sono io. Sono molto soddisfatto di questo film soprattutto perchè era la prima volta che giravo in presa diretta. Quasi tutte le attrici che ho scelto venivano dal teatro e hanno interpretato i personaggi proprio come volevo.
Nel 2012 dirigi una vera e propria commedia, SONO TUTTE STUPENDE LE MIE AMICHE. Com’è andata?
Al pubblico è piaciuto molto, era la prima volta che facevo una commedia. Liana Volpi è la protagonista assoluta e il film gira tutto intorno a lei. E’ nata una forte amicizia sul set, avevamo i tempi giusti quando recitavamo insieme e lei è un’attrice molto istintiva e soprattutto espressiva. Infatti la nostra collaborazione continua tutt’ora. Avevo voglio di aprirmi ad un genere più commerciale.
FEMMINILITA’ (IN)CORPOREA: un film drammatico con forti toni malinconici che ho amato. Come è nata la sceneggiatura di questo film?
Nato da uno stimolo opposto al precedente, infatti si tratta di un film “di chiusura”, ermetico. Un film sempre sulla femminilità (concetto base, anche se non sempre dichiarato, in ogni mio film) ma di distacco, di isolamento.
DONNE DI MARMO PER UOMINI DI LATTA, il tuo ultimo film. Di cosa parla?
Parla di un gruppo di donne molto eterogenee e diverse, donne forti, di carattere, alcune in positivo, altre in negativo e come quasi sempre nei miei film spesso chi sembra positivo è in realtà negativo e viceversa. Si tratta infatti dell’ennesimo film che si mostra in un modo ma che poi è in realtà ben altro.
Qualè il ruolo della donna nei tuoi film? Sicuramente non ornamentale, visto che le donne nel cinema fratteriano hanno ruoli fondamentali, e molto “attivi”, diciamo così. Molte sono vere e proprie bad girls. Hai ricevuto qualche critica di maschilismo per alcuni dei tuoi lungometraggi. Come rispondi ai tuoi detrattori e detrattrici?
In realtà non ho mai avuto critiche esplicite visto che le donne che rappresento non sono quasi mai “donne oggetto”. Sono quasi sempre donne forti e determinate che creano le storie dei miei film. Se a qualcuno da fastidio che mostri anche i lati più meschini e cattivi delle donne credo che sia un problema suo. Per me la donna è come l’uomo, non riesco a vedere grandi differenze, sia nel bene che nel male.
Che tipo di rapporto hai con le attrici?
Direi quasi sempre buono se non ottimo. Le scelgo con cura e devono essere molto brave e professionali.
Sei molto conosciuto nell’ambiente del cinema indie italiano, anche perchè ci lavori da tantissimi anni. Che rapporto hai coi tuoi fans?
Fondamentalmente di amicizia.
Quali sono i film italiani che ti sono piaciuti di più negli ultimi anni?
Non riesco a rispondere a questa domanda perchè anche se alcuni mi sono piaciuti (pochissimi) non mi sono rimasti nel cuore come quelli degli anni sessanta e settanta.
Recentemente hai girato un documentario sulla Prima Guerra Mondiale. Ce ne puoi parlare un attimo?
Un lavoro impegnativo a metà strada tra la fiction e il documentario classico. Girato in posti davvero impossibili teatro della Grande Guerra. Emozionante e molto gratificante.
A quali progetti stai lavorando in questo periodo?
Sto ultimando un film di cui non posso dire nulla sennò rovino l’effetto sorpresa a cui i miei fan sono abituati.