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House Of Cards: Il fascino (in)discreto del potere

Ringraziamo la nostra amica e fan La Sposa per l’approfondimento sull’intera serie di  “House of Cards” !

Il potere logora chi non ce l’ha”. Chi non conosce questa citazione di uno dei più famosi politici di casa nostra, Giulio Andreotti?
In effetti la Storia è costellata di continue rincorse al potere, dettate dall’ atavico desiderio dell’uomo di ricercare ed ottenere la capacità di governare popoli e disporre della vita dei suoi simili.

Ma se è vero che il potere logora chi vorrebbe averlo è altrettanto vero che, una volta ottenuto, il potere diventa un magnete.
Una forza che si autoalimenta: una sorta di affascinante dipendenza che necessita di essere assecondata.
Ed è quindi proprio in questi termini, in questa sfumatura di consapevole seduzione che si potrebbe riassumere l’epopea degli Underwood.
Protagonisti indiscussi, assoluti e totali di una delle serie tv meglio riuscite degli ultimi anni, “House of Cards”.
Adattamento dell’omonima miniserie televisiva britannica trasmessa dalla BBC in quattro puntate, House of cards si sviluppa in archi narrativi dove ci viene mostrata come l’attrazione gravitazionale del potere si trasformi in una corsa alla carica più ambita (quella presidenziale).
Ma soprattutto, dove ci viene presentata la straordinaria abilità di utilizzare quel potere, di mantenerlo e adattarlo nel modo più congeniale a seconda delle situazioni presentate.

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Una coppia vincente, sotto ogni punto di vista

La storia di Francis, detto Frank, e di sua moglie Claire è una scalata ai vertici della politica americana fatta a colpi di intrighi, di ragnatele abilmente tessute e di vite calpestate senza rimorsi, costruita su trame ingegnose sostenute da dialoghi pazzeschi grazie ad uno sceneggiatore, Beau Willimon (già sceneggiatore de “Le Idi di Marzo”), che ha il grande merito di aver reso ogni episodio una vera perla di scrittura – e che crea un valore aggiunto nella scelta di far rompere a Frank la cosiddetta “quarta parete” per rivolgersi, nei suoi monologhi, direttamente allo spettatore.
Ma tornando agli Underwood. Frank, interpretato da un Kevin Spacey sempre sinonimo di qualità ma qui davvero in stato di grazia.
E’ uno squalo, un manipolatore abile e senza scrupoli.
Escluso dallo staff presidenziale, inizia a tramare la propria vendetta. Un Giulio Cesare che persegue l’obiettivo con la costanza inamovibile della stella polare.

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Frank Underwood vi osserva sempre, ricordatelo.

Niente di meno è sua moglie Claire (Robin Wright), assolutamente perfetta e credibile, la quale lo sostiene alla pari e lo sprona. Lo convince che il loro vero posto è molto al di sopra di ciò che hanno in quel momento, come una Lady Macbeth 2.0 ma con al fianco un marito molto meno riluttante e decisamente più lucido del protagonista shakespeariano.

Insieme da una vita, sono ormai protagonisti di un rapporto che va oltre il semplice binomio marito-moglie. Si concederanno relazioni extraconiugali e vivono pesanti crisi, ma il loro fascino risiede innegabilmente nell’essere legati a doppio filo dalla loro intelligenza e arguzia, nonché nella lucidità di raggiungere i propri obiettivi. Entrambi vivono dell’ambizione, plasmandosi a vicenda ad immagine dell’unico scopo possibile: il potere. L’esca vincente di House of Cards sono le prime due stagioni, dove assistiamo al lento, inesorabile avvicinarsi di Frank Underwood alla Casa Bianca. Districandosi tra giornaliste ambiziose, reporter impiccioni, presidenti pavidi e lobbisti doppiogiochisti, ma allo stesso tempo iniziando ad avvinghiare egli stesso nelle spire delle proprie azioni.

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E se nella terza stagione, forse finora la più debole, la politica estera cerca di mettere in difficoltà gli Underwood, nell’ultima stagione House of Cards torna ai lustri iniziali e tocca l’apice della propria bellezza: perché nel pieno della campagna elettorale, nella sfida contro un giovane candidato che riesce a dare filo da torcere a Underwood (un bravo Joel Kinnaman), il castello di carte inizia a crollare. Gli intrighi iniziano a scoprirsi, ma Frank e Claire sono pronti a sfoderare ogni arma a disposizione e giocarsi il tutto e per tutto.
E nell’ultima inquadratura della season finale, nello sguardo della coppia che buca lo schermo verso lo spettatore sbalordito, viene ribadito e racchiuso il senso di questa serie: che una volta ottenuto, il potere diventa una volontà che imprigiona.
Ma in una gabbia densa di fascino.