Home recensioni biografico Hammamet – La recensione

Hammamet – La recensione

Una ferita ancora aperta della Storia italiana.
Da questo parte Hammamet, il nuovo film Gianni Amelio (La tenerezza, 2017; Il primo uomo, 2011; Il ladro di bambini, 1992) nelle sale dal 9 gennaio.
La storia racconta gli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi, interpretato da un superbo Pierfrancesco Favino.
La vicenda inizia nella Pasqua del 1999: l’ex Presidente del Consiglio ed ex segretario del PSI, dopo il sisma politico generato dall’inchiesta Mani Pulite, è latitante nella cittadina tunisina di Hammamet, segnato dalla malattia e dai ricordi.
Craxi divide la tranquillità della sua dimora con vari personaggi: la figlia (Livia Rossi) e la moglie (Silvia Cohen), i famigliari più intimi e un misterioso giovane, Fausto (Luca Filippi), il quale lo porta a riflettere sulle sue colpe nel recente passato.

Arrogante, impulsivo, falso.
Anche con sé stesso.
Amelio lascia fuoricampo il Politico e la Storia che tutti hanno visto e ricordano – Tangentopoli – per concentrarsi sull’uomo e sulle sue relazioni personali.
La figlia Stefania, in primis, rinominata Anita come la moglie di Garibaldi: un’Elettra impavida che tenta in ogni modo di salvare il Craxi-Agamennone (da se stesso).
La moglie, presenza silente davanti alla TV, immersa nei western di Anthony Mann e nei mélo di Douglas Sirk per non rapportarsi al mondo circostante.

E poi le amanti (incarnate nella figura adorante interpretata da Claudia Gerini), gli avversari-amici (simboleggiati dal personaggio di Renato Carpentieri, sempre impeccabile) e i traditori.
Uno di loro compare anche in tv a un certo punto, intervistato da Bruno Vespa, più magro e prima del trapianto di capelli (lascio a voi indovinare!).

Il film si regge su un cast tecnico e artistico eccezionale.
Punto di forza indiscusso è il protagonista, Pierfrancesco Favino, immenso nella sua resa mimetica del vero Craxi: dalla camminata alla postura fino ai gesti, senza contare le famose pause craxiane, l’attore scompare sotto il trucco di Andrea Leanza. Impressionante è la resa del timbro vocale, da brividi!
Il tutto accompagnato dalle musiche di Nicola Piovani.
Oltre al fantasmagorico Favino e al bravissimo Carpentieri, a imporsi sullo schermo è l’ultima interpretazione del magistrale Omero Antonutti (1935-2019), nei panni del padre del Presidente.

Tuttavia i tanti pregi non riescono a sorreggere le eccessive dilatazioni temporali tra uno stacco di montaggio e l’altro.
A risentirne è il ritmo, che diventa eccessivamente lento.
L’intento del regista di rendere palpabile la consunzione inesorabile di un uomo granitico e indomito è chiaro, ma viene inutilmente in alcuni momenti, rischiando di far cedere le palpebre allo spettatore.
A ciò si aggiungono alcuni personaggi e scelte di cast, i quali non sembrano essere messi bene a fuoco.
In particolare l’elemento thriller rappresentato da Fausto, che sembra legarsi a Colpire al cuore (1982), film d’esordio dello stesso Amelio sul terrorismo dal punto di vista del rapporto contrastato tra padre e figlio.

Hammamet ragiona in maniera interessante sul tempo e sullo spazio (la dimensione politica italiana di fine anni ’80), muovendosi con destrezza tra aderenza filologica alla realtà – le citazioni di momenti specifici della memoria collettiva, il lancio delle monetine – e la spinta dell’immaginazione.
Esemplare in questo senso l’incipit, in cui si vedono gli stendardi del PSI cadere a terra, a indicare l’imminente crollo che sconvolgerà dalle fondamenta l’Italia contemporanea. Gianni Amelio confeziona un’opera raffinata, quasi felliniana nell’avvolgere figure ed eventi storici in una nube onirica.
Tra l’iperrealismo parossistico (nella mimesi fisica di Favino) e la potenza esaltata dell’immaginazione cinematografica, il Craxi di Amelio è la parodia di sé stesso: un uomo che rifiuta la realtà e sogna di essere un novello Garibaldi, il nuovo eroe delle due sponde del Mediterraneo.

Peccato che il suo esilio non ha nulla di eroico, solo un epilogo funereo ed esangue.

Articolo a cura di Margherita Montali