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Ghost In The Shell movie (2017)

Ghost In The Shell movie

Sarebbe davvero facile giocarsi un ‘poco Ghost, molto Shell‘ e chiudere la recensione qui, ma l’impressione con Ghost In The Shell movie è di trovarsi davanti a un’operazione da mega blockbuster, con buona pace della profondità del titolo stesso.

Chi scrive qui, è fan del complesso universo Ghost In The Shell. E’ fuori questione che si parla di media diversi, e che per forza di cose era necessario semplificare.

Eppure, l’anime del 1995 condensava ampiamente sotto i 120 minuti una quantità impressionante di spunti di riflessione tecno-mistica

Non si pretendeva tanto; ma agli immensi progressi nel campo tecnico si è affiancata una sceneggiatura davvero semplicistica rispetto il materiale di partenza. Solo ieri, era davvero improbabile poter dare vita all’universo cyberpunk di GITS proiettandolo nel mondo reale; il film è invece vivo, suggestivo e a tratti replica passo-passo alcune delle scene iconiche dell’anime. E’ quasi emozionante vedere il Maggiore cadere nel vuoto con la mimetizzazione ottica che via via la rende invisibile, o il potente blindo-ragno contro i suoi improvvisamente fragili cyber-arti; Batou è davvero fedele all’originale e con il dovuto screentime (perfetto anche il Togusa in carne e ossa, ma totalmente sacrificato. Kitano caso a parte, ovviamente è enorme, parla la lingua che preferisce e fa brutto in ogni scena).

C’è spazio anche per richiami ad altri anime della serie

A fronte di tale progresso sul lato tecnico, c’è un enorme passo indietro sui contenuti. Non c’è un pensiero, un dialogo che si farà ricordare, o anche solo lasciare un’emozione dopo la visione; tutto è dannatamente semplificato e spiegato fino in fondo, senza la possibilità di errore o seconde interpretazioni. E’ ovvio che per un film adatto a un pubblico vasto non si potesse pretendere il volume di input che l’anime del 1995 ci sparava addosso; ma si poteva evitare una storia cosi lineare e priva di guizzi.

E la cosa più dura da mandare giù, nell’ottica dei continui remake dei nostri anni, è che

poteva andare molto, molto peggio.

E questo vale la sufficienza piena per il film.

Ultima nota sul cast: ottimo lavoro da parte della Johansson, che dopo Lucy e Under my skin ha il background giusto per il personaggio tormentato interiormente in un contesto sci-fi; resta sempre necessario sospendere l’incredulità nel vederla mettere le mani addosso a gente che pesa il doppio di lei. Con o senza cyber-impianti.

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.