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FEFF22: I WeirDO – la recensione

I WeirDO di Liao Ming-yi si è rivelato una fantastica sorpresa per il pubblico del Far East Film Festival 2020. Dietro all'apparenza di commedia romantica, una profonda riflessione su che cosa comporti il cambiamento in una relazione.

I WeirDO di Liao Ming-yi (Taiwan 2020) è stato presentato in anteprima mondiale il 29 giugno al Far East Film Festival 2020, ottenendo il plauso del pubblico.

Il film rappresenta l’esordio alla regia di Liao, direttore di sette cortometraggi nonché direttore esecutivo e del montaggio del successo taiwanese You Are the Apple of My Eye (2011).

I WeirDO è una commedia romantica i cui protagonisti, Chen Ching (Nikki Hsieh) e Chen Po-ching (Austin Lin), soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo. Le loro peculiarità li faranno incontrare e innamorare, spingendoli in una relazione bizzarra e totalizzante. L’intoppo è però dietro l’angolo.

Che cosa succederebbe se uno dei due diventasse… “normale”?

I protagonisti Chen Ching (Nikki Hsieh) e Chen Po-ching (Austin Lin)

Liao Ming-yi alla regia si dimostra conscio dei propri mezzi: realizzato solo con un iPhone, I WeirDO utilizza il formato video come strumento narrativo. Sulla scia di Mommy di Xavier Dolan, l’inquadratura dell’iPhone iniziale si trasforma, in un secondo tempo, in un 16:9. Passiamo così da un ambiente ristretto, in cui il DOC ha la meglio, a uno tipico della normalità. Se da una parte la visione si fa più ampia, dall’altra la situazione si complica.

Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli: gli allestimenti vanno a costituire composizioni simmetriche, i colori degli oggetti di scena sono brillanti, a voler rappresentare la particolarità della situazione in cui i protagonisti si ritrovano a vivere. Allo stesso modo, i costumi sono pensati per seguire Chen Ching e Chen Po-ching nel loro sviluppo di personaggi a tutto tondo che evolvono nel corso della vicenda.

Le musiche di Hsu Chia-wei accompagnano bene ciascuna scena: si veda a questo proposito quando Chen Po-ching tocca il sostegno in metro – vero e proprio incubo per chi soffre di misofobia, cioè la paura del contatto con lo sporco – e la musica ansiogena trasporta lo spettatore dentro a un film horror.

Menzione d’onore per la fotografia, fiore all’occhiello di I WeirDO.

L’illuminazione è sempre in linea coi sentimenti dei personaggi e le inquadrature cambiano spesso, in un continuo mix di punti di vista. La telecamera può infatti essere collocata per terra, all’altezza dei personaggi, o addirittura “dentro” di loro, come nella scena in cui vediamo dall’interno della bocca di Chen Po-ching; abbiamo inoltre uno sguardo in camera.

Altri accenni al metacinema sono evidenti all’inizio del lungometraggio, quando il protagonista afferma: «Esatto, è la scena iniziale del film». Inoltre, l’uso della voce fuori campo, prima di Chen Po-ching e poi della fidanzata, favorisce la riflessione del cinema sul cinema stesso.

Ottime le interpretazioni degli attori, peraltro con già alle spalle una lunga carriera nella recitazione, che riescono a essere credibili nei panni di persone affette da DOC. Divertenti e inquietanti allo stesso tempo, i personaggi di I WeirDO sembrano mantenere però sempre una certa distanza dallo spettatore, come se un vetro separasse i diversi dalle persone considerate “normali”.

La sceneggiatura funziona molto bene, se pur con qualche rallentamento, e di certo la conclusione avrà grande fascinazione sugli amanti dei colpi di scena.

Per noi, I WeirDO si è rivelato una grande sorpresa. Non solo per il finale, tutto da scoprire, ma anche per l’ottima realizzazione e le grandi capacità registiche di Liao Ming-yi.

Un film diverso, forse un po’ weird, ma di certo originale e capace di travalicare i generi. Una storia sì d’amore, ma anche una profonda riflessione sulle trasformazioni che intervengono nelle coppie e una metafora dell’impossibilità, quando si cambia, di vedere l’altro con gli stessi occhi.

«So che quando certe cose vengono contaminate non possono più tornare come prima».

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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!