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FEFF22: The Captain – la recensione alla risposta orientale a Sully

"The Captain" ripercorre la storia vera del capitano Liu Chuanjian che il 14 maggio 2018 riuscì nell'incredibile impresa di portare in salvo tutti i 119 passeggeri presenti sul volo 8633 della Sichuan Airlines a seguito di un incidente al parabrezza della cabina di pilotaggio.

The Captain (titolo originale Zhong Guo Ji Zhang; Cina, 2019) diretto da Wai-keung Lau è stato definito “la risposta orientale a Sully”. Il film riprende infatti la storia vera del capitano Liu che il 14 maggio 2018 riuscì a portare in salvo tutti i 119 passeggeri sul volo 8633 della Sichuan Airlines.

L’anno d’uscita, The Captain ha sbancato il botteghino della Cina continentale, incassando nel dodicesimo giorno di proiezione più di 58 milioni di yuan.

Il successo in patria può essere fatto risalire anche allo spirito celebrativo che accompagna tutta la sceneggiatura. L’intento dichiarato del regista è quello di onorare la perseveranza e il coraggio del capitano e dell’equipaggio di bordo, nonché lo spirito di sacrificio tipico del popolo cinese.

I valori tradizionali della famiglia, della dedizione al proprio lavoro e della correttezza sono messi ben in evidenza. Questo fatto offre al film un tocco più personale e intimo rispetto ai suoi simili americani.

L’attore Hanyu Zhang nelle vesti del capitano Liu in The Captain

Prima, durante e dopo il volo viene mostrata l’umanità dei passeggeri – ognuno alle prese con un proprio dilemma –, del personale di bordo e del capitano stesso.

Vediamo un microcosmo variegato e realistico attraverso cui ci avviciniamo ai personaggi. C’è chi ha perso il proprio fratello, chi litiga con il marito, chi mente alla moglie, chi è spocchioso e chi, come il capitano, non vede mai la propria famiglia a causa del lavoro.

In tutto questo, si sta per consumare la tragedia sull’altopiano tibetano. A seguito della rottura del parabrezza della cabina di pilotaggio, il primo ufficiale viene risucchiato fuori per metà, trattenuto solo dalla cintura di sicurezza.

A cabina depressurizzata, il panico si fa largo tra i passeggeri. La crew però, grazie a preparazione e professionalità, riesce a mantenere la calma e a far rispettare ogni norma di sicurezza. Una volta perso il contatto radio con gli enti di traffico, il capitano – vero e proprio eroe della contemporaneità – è l’unico che può compiere le scelte che gli permetteranno, o meno, di salvare le persone a bordo.

The Captain tra auto-celebrazione e profondità

Mettiamo subito in evidenza un paio di note dolenti: dalle scelte registiche trapela in modo un po’ troppo insistente la volontà di allontanare dai membri dell’equipaggio qualsiasi accusa di negligenza e la necessità di salvaguardare il buon nome della Sichuan Airlines (timori comunque comprensibili data la delicatezza dell’argomento). Più difficile da accettare per un occidentale può risultare il forte patriottismo che si percepisce a ogni inquadratura. Non dimentichiamo che la celebrazione dei propri eroi è in fondo una precisa scelta del regista e rientra a pieno titolo nelle caratteristiche della cultura cinese. L’aspetto risulta apprezzabile se ci si avvicina a un popolo diverso con mente aperta e disponibilità al confronto con l’altro.

Gli eroi di oggi del popolo cinese

Alcune scene non risultano molto convincenti a causa di un uso eccessivo della CGI, ma in generale il film riesce bene nel suo intento di elogiare il team dietro al volo 8633 e, insieme, di intrattenere un pubblico più vasto. The Captain è infatti un blockbuster riuscito e godibile grazie a un ritmo serrato e a un buon casting.

Interessante anche la scelta di non concentrarsi solo sul momento del possibile disastro. Si empatizza invece con tutti i personaggi, resi umani e a tutto tondo grazie a una buona sceneggiatura.

The Captain sembra voler sottolineare proprio ciò che naviga sotto la superficie: nel film, così come nella vita, non contano i battibecchi, le piccole bugie, l’arroganza e la paura. Bisogna essere invece grati di aver superato un altro giorno. Perché, nonostante tutto, è stato un «giorno fortunato».

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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!