Tornano su Netflix Emily Cooper (Lily Collins) e il suo amore per Parigi che, nella seconda stagione diventa il suo amore A Parigi.
La prima serie di episodi (creata da Darren Star, e seguita da non poche polemiche) termina con l’addio della nostra protagonista, al suo amato la notte prima che lui si trasferisca in Normandia.
Il problema nasce quando Gabriel (Lucas Bravo) non parte ma resta a Parigi.
Lo chef, trova infatti chi finanzia il suo progetto per prendere in mano il ristorante dove ha sempre lavorato ed elevarlo, ma trova anche un modo per restare, anche se il primo pensiero non va alla fidanzata.
Emily, si trova così in una zona grigia. E’ innamorata di Gabriel, con cui ha avuto il famoso coupe de foudre, ma vuole bene all’amica Camille sua ex fidanzata.
Per distrarsi, come ogni donna che si rispetti, la protagonista si butta sul lavoro (Peccato sia una tema meno esplorato in questa seconda stagione). Vengono organizzati un paio di eventi dalla goffa protagonista che alla fine rivelano il suo talento artistico.
Nota di merito per le location scelte… una tra tutte Versaille, e il suo salone degli specchi.
Fine, la trama della seconda stagione di Emily in Paris finisce qui.
La serie, partita benissimo (sesso, vino, amiche e baguette) risultava infatti interessante anche per il fatto che facesse scoprire allo spettatore una città magica come Parigi. Questo aspetto viene invece trascurato nel sequel. Nelle puntate precedenti, infatti, si scoprono usi e costumi francesi come i ritmi totalmente diversi di lavoro, e anche l’umorismo tipico europeo.
Questa seconda parte, invece, sembra più una via di mezzo tra Beautiful e una serie teen americana in cui i due protagonisti si amano ma inspiegabilmente in maniera altalenante uno dei due rinuncia all’altro per i motivi più disparati.
Subentra nella serie anche Kate Walsh, che interpreta il capo inviato dall’America per controllare il lavoro della sussidiaria. L’attrice, recita però una parte insolita rispetto al personaggio che in genere le si associa (ad esempio in Grey’s Anatomy), quasi al limite dell’assurdo e del ridicolo nella parte che interpreta.
Sempre perfetta Philippine Leroy-Beaulieu nel ruolo di direttore di Savoir. l’attrice dona carattere alla serie, ma sopratutto dona un personaggio che si sviluppa e cresce.
La storia è carina in sé, leggera come la prima, ma poteva avere risvolti più inaspettati. D’altra parte, questo è uno dei motivi che ha fatto apprezzare la serie al suo debutto durante il Lockdown.
Punto centrale della serie oltre a Parigi, è la moda.
In questo caso il tema viene riproposto abbastanza bene, anche se si nota un cambio di stile nella protagonista, un po’ meno Audrey Hepburn e più ragazzina RENGARD.
Nuova faccia Lucien Laviscount, che porta un po’ di freschezza e di muscoli a lezione di francese. Come non capire Emily che si fa distrarre dallo chef, ma sarà abbastanza? O si ricadrà nell’amore dannato e proibito? Questo lo spettatore lo deve scoprire da solo… anche se non è una sorpresa.
Tutto sommato si passano alcune belle e spensierate ore a vedere la seconda stagione di Emily in Paris, ma senza troppe sorprese e risate.
Il finale lascia capire che ci sarà una terza stagione… forse non ambientata a Parigi??? Potremmo vedere una Emily in Usa o una Emily a tutti gli effetti entrata a far parte della nicchia Parigina.
La scelta è tra due vite completamente diverse, tra uomini completamente diversi, e amicizie nuove o vecchie.
In ogni caso Netflix ancora non ha rilasciato dichiarazione sul continuo della serie, ma se volete leggere la recensione della prima stagione ecco a voi il link.
Articolo a cura di Eleonora Vignudelli