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Elegia Americana – La Recensione

C’è un’America che conosciamo poco, fatta di camionisti, di venditori ambulanti, di benzinai, di lavoratori umili e spesso poco istruiti, nell’immaginario collettivo, contadini che per l’esposizione al sole hanno il collo rosso.

Per indicarli si usa un termine dispregiativo quello appunto di “redneck”, parola che il giovane J.D., ex marine e studente di giurisprudenza a Yale, odia al punto da mettere a rischio la sua carriera. White trash, volendo usare un’altra espressione scomoda e piena di luoghi comuni. Uomini e donne caucasiche che vivono nei paesi del sud ma anche negli Appalachi e nel Midwest. Come la famiglia di J.D., disfunzionale e complessa come tante, più di tante. Ci sono due donne Bev (Amy Adams) e Mamaw (Glenn Close), rispettivamente la madre tossica e l’affettuosa nonna del giovane J.D.

La storia di Elegia Americana ripercorre a ritroso l’adolescenza del ragazzo, la sua lotta personale per affrancarsi dalla famiglia e da quell’insieme di valori Hillbilly.

Ecco un altro termine fondamentale per comprendere al meglio questa pellicola e dal quale deriva il titolo originale Hillbilly Elegy. Tutto questo entroterra culturale fatto di modi essere, vivere e persino pronunciare la parola “sciroppo”, sono alla base anche delle feroci critiche che hanno accompagnato il film all’uscita in America.

La pellicola diretta dal premio Oscar Ron Howard è tratta da un best seller autobiografico scritto nel 2016 di J. D. Vance.

Tutto ciò che di negativo c’è in questo film è legato all’impossibilità da parte del regista e della sceneggiatrice Vanessa Taylor, di ricreare il mondo e la cultura a cui appartiene questa famiglia del Midwest. Una realtà cruda e piena di contraddizioni che sono al centro di un’indagine arguta e meticolosa ma soprattutto personale da parte dell’autore che le ha vissute di persona.

Non ritrovare nel film tutto ciò che ha decretato il successo del libro, ha ovviamente spinto la critica americana ad affossare la pellicola di Howard, decretandone anche il flop commerciale.

O forse è proprio questa America, per alcuni, la “vera” America a non essere ben vista. Quella dell’Heartland che, armi in mano, ha votato e sostiene Donald Trump. L’America del makes america great again odiata e poco capita da Hollywood e dai salotti buoni di New York.

La critica americana forse ha ragione. Il film di Howard si lascia troppo del libro alle spalle. La sceneggiatura poi prende diverse scorciatoie narrative ed eccede in superflui sentimentalismi. Forse il progetto stesso era sbagliato a monte e avrebbe meritato autori e un approccio meno mainstream.

Eppure Elegia Americana ha diversi pregi a partire dalle interpretazioni di Amy Adams e Glenn Close.

Le loro performance sono fisiche, a tratti in overacting, ma molto emotive e strazianti. La ricostruzione scenografica e l’ambientale (ovviamente il film è da vedere in v.o.) rendono la pellicola una credibile esperienza immersiva che colpisce lo spettatore fino all’ultimo afflato.

Un ritratto corale diretto e viscerale dell’anima più grezza degli States.