Una giovane donna viene catturata e uccisa in una strada di campagna da un misterioso assassino nerovestito. Scopriamo che l’omicidio in realtà è un film che sta vedendo il pubblico al cinema. Gli omicidi continuano nel film, ma cominciano anche nei bagni del cinema, ad opera di una sexy e diabolica dark lady…
L’esperto regista toscano Massimiliano Boldrini, autore di svariati cortometraggi e videoclip, ma anche di una web serie horror (“Darkness Besides”), gira nel 2015 “Double cut”, un mediometraggio di circa 37 minuti. Il genere dell’opera di Boldrini è quello battuto milioni di volte dai registi italiani e soprattutto d’oltreoceano: lo slasher. Slasher che storicamente non è mai stato garanzia di originalità e sperimentazione.
“Double cut” invece, pur rimanendo strettamente nei binari di questo sottogenere horror fino quasi alla fine, si contraddistingue felicemente, ed enormemente, dai tanti filmettini coevi. Innanzitutto non c’è nessun dialogo: “Double cut” è un mediometraggio completamente muto. Solo la musica accompagna le gesta dei due assassini. Musica di ottima fattura, ma forse troppo presente ed invadente.
L’altro dato di originalità, stavolta relativo, è la sceneggiatura. Due assassini, quindi due realtà, che agiscono parallelamente: l’uno uccide dentro il film, l’altra, la diabolica dark lady, uccide gli spettatori in sala. Cinema nel cinema, insomma. Una situazione che attrae e appassiona da subito i nerd dell’horror. Che Boldrini ami visceralmente l’horror lo si vede chiaramente dall’elevatissimo numero di locandine di cult del terrore che inquadra durante il film. Il finale non delude: la tensione non manca e il colpo di scena che chiude la storia è geniale. Peccato invece per la fotografia, davvero poco curata. Gli amanti delle scene gore invece troveranno pane per i loro denti. “Double cut” ha anche una certa vena sarcastica (vedi sequenza della coppietta catatonica che pranza in mezzo al bosco) che non guasta.