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Il diritto di opporsi – La Recensione

“Il diritto di opporsi” racconta la storia vera e tristemente ancora attuale.

Il film segue le vicende del giovane avvocato afroamericano Bryan Stevenson (Michael B. Jordan) laureato ad Harvard e fondatore della Equal Justice Initiative. Organizzazione no provit che venne fondata a Montgomery un paesino in Alabama. Qui secoli fa sorgeva uno dei più importanti siti di sbarco delle migliaia di navi cariche di africani. Di fatto l’inizio dello schiavismo e di una delle pagine più tristi della storia americana. Memori di quel retaggio storico dal 1989 la Equal Justice Initiative fornisce rappresentanza legale ai prigionieri che potrebbero essere stati ingiustamente condannati. In particolar modo gli afroamericani.

Con il sostegno dell’avvocatessa locale Eva Ansley (Brie Larson) Bryan decide di far riaprire il più controverso caso Walter McMillian (Jamie Foxx). L’uomo, nel 1987 era stato condannato a morte per il famoso omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante l’evidente complotto orchestrato a suo discapito da parte della corrotta e razzista polizia locale. Ma mettere in discussione un caso che aveva destato tanto clamore nella cittadina dell’Alabama, può essere un impudenza molto pericolosa per due avvocati idealisti e testardi.

Michael B. Jordan (“Black Panther”, “Creed) e i premi Oscar Jamie Foxx (“Ray”, “Django: Unchained”) e Brie Larson (“Room”, “Captain Marvel”), sono i protagonisti di Just Mercy film a metà strada tra un legal thriller e un prison movie.

Una pellicola che si inserisce in un filone già molto ricco con titoli celebri e amati come: Hurricane e Fino a prova contraria. Proprio dal maestro Clint Eastwood sembra ispirarsi il regista Destin Daniel Cretton, già al terzo film con Brie Larson dopo Short Term 12 e Il castello di vetro.

Il film, solido ed essenziale, aggiunge poco al tema ma è una ferma e commovente denuncia contro il razzismo degli Stati del Sud e soprattutto contro la pena di morte. Se si escludono alcuni passaggi eccessivamente didascalici e il finale emopop, il film si distingue per una messa in scena dignitosa e sobria del dolore. In particolare è apprezzabile la scelta di Cretton di affidare ai soli piani d’ascolto l’esecuzione di Herbert Richardson (Rob Morgan), quindi niente bava, vomito e pelle bruciata, ma solo la tragedia attraverso gli occhi  degli spettatori di uno show barbaro, perpetrato ancora oggi in 76 stati in giro per il globo. Scena metacinematografica e non esibizionista.

Straordinario il lavoro del cast, oltre ai già citati Jordan, Foxx e Larson, spicca il solito Tim Blake Nelson (recentemente visto nella parte del vigilante mascherato Specchio in Watchmen).

Nel complesso, non un film innovativo o virtuoso, ma attento e preciso destinato a diventare un cult per gli amanti del genere.

Un ultima considerazione è una tiratina d’orecchie per la distribuzione italiana: perché cambiare il titolo originale “Just Mercy” a “Il diritto di opporsi”?!