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Cena con delitto – Knives Out – La Recensione

Il delitto c’è, la cena no, quella è un’invenzione del titolo italiano. Quello originale Knives Out è traducibile con un più attinente “Fuori i coltelli”.

L’investigatore privato Benoît Blanc e due poliziotti locali si ritrovano ad indagare sull’apparente suicidio di Harlan Thrombey, celebre scrittore di romanzi gialli. Il suo cadavere è stato rinvenuto da una donna di servizio la notte del suo 85mo compleanno. Bugie, incongruenze e depistaggi dei parenti dell’anziano miliardario, svelano un quadro più complesso. I sospetti si concentrano su una infermiera e sull’ambigua famiglia viziata e borghese, più interessata all’eredità che al parente defunto.

Classico giallo o murder mystery movie che a Hollywood chiamano anche “whodunit” contrazione di “Who has done it?” (Chi l’ha fatto?), Cena con delitto – Knives Out è un “hommage” ad un cinema di genere che ancora oggi riesce a sorprendere.

Il suo autore, regista e sceneggiatore Rian Johnson aveva già dimostrato di essere uno che ama rimasticare a modo suo i generi cinematografici. A volte c’è riuscito e a volte meno, ma questo Knives Out è veramente un oliatissimo e preciso congegno che attinge a piena mani da Agatha Christie.

Così come nei capolavori della regina dei Torquay, anche in questo Knives Out non troveremo solo sotterfugi, enigmi e maggiordomi, ma anche una buona dose di critica sociale. Senza alzare eccessivamente le pretese della pellicola e soprattutto senza togliere nulla all’intrattenimento, il regista riesce infatti a parlarci anche dell’ipocrisia di alcuni salotti bene della bourgeoisie statunitense. Immigrazione e lotta di classe sono sottotesti che si palesano figurativamente nell’ultima meravigliosa inquadratura.

Ma non sbadigliate perché non c’è tempo!

I ritmi sono infatti serratissimi, la sceneggiatura divertente, il film strizza l’occhio all’umorismo nero dei fratelli Coen e il tutto con una geometrica precisione narrativa e un’isterica irriverenza stilistica.

Al centro di questo perfetto meccanismo ad orologeria c’è la bella Ana de Armas (l’ologramma di Blade Runner 2049). L’attrice cubana recita magnificamente, lo ha già dimostrato in passato. In questa parte l’80% del lavoro lo fanno i suo occhioni da tenero cerbiatto che invocano giustizia e protezione dai malvagi. Rian Johnson gioca con la sua innocenza/colpevolezza e con quella dei degli altri personaggi.

 

Nel cast magnifico e in stato di grazia spiccano i nomi di Daniel Craig, Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon e Christopher Plummer.

Fino all’ultimo istante il film intrattiene lo spettatore, anche quello più avvezzo al genere e che, a metà film, ha già intuito colpevoli e moventi.

Un articolato e originale giallo deduttivo, ma soprattutto una piacevole sorpresa.

Sconsigliato solo agli emetofobici.