Con Burnt (Da noi Il sapore del successo, sigh) è davvero difficile non mettere in campo un’espressione come ‘tutto fumo e niente arrosto’. Ma così sono troppo cattivo, diciamo rispettivamente molto e poco.
Non è molto diverso dall’ultimo film con Cooper su cui abbiamo messo le mani, Aloha; ma la metafora è decisamente più calzante.
Il problema è che, esattamente come in Aloha, abbiamo a che fare con un cast bello e bravo, e un film di bei momenti, che diverte, ma che davvero procede su un binario con una meta prevedibile, senza guizzi (se non un piccolo colpo di scena, obiettivamente poco telefonato); La risalita del genio arrogante con X problemi di dipendenza sa discretamente di già visto, e il fattore coolness del protagonista da una parte è forse il motivo trainante per cui alla fine vedi Burnt, ma allo stesso tempo getta una ventata di scarsa credibilità all’intera operazione.
Peccato, perchè davvero sono tutti in forma (e per una volta Scamarcio avrebbe meritato più minutaggio), ma il cuoco geniale, fico in modo assurdo, che perde tutto ma essendo il migliore di tutti non potrà non risalire la china, con tanto di redenzione di una manciata di minuti, sa davvero di piatto pronto, con buona pace del votro amore più o meno incondizionato per Bradley Cooper.