Aftersun è stato il caso cinematografico dell’anno appena concluso. Considerato il miglior film del 2022 da diverse autorevoli riviste, ha vinto premi su premi passando per tutti i festival che contano ed è attualmente il film più visto della piattaforma MUBI. In Italia potete vederlo dal 5 gennaio, sulla piattaforma di cui sopra. Aftersun è il primo film della regista scozzese Charlotte Wells, per il quale Paul Mescal ha ottenuto la sua prima e sacrosanta nomination agli Oscar come miglior attore protagonista. È il duplice ritratto di una ragazzina nel pieno dell’età pre-adolescente e di un giovane padre che si sente alla deriva nell’età adulta. È un film multi-strutturato tra passato e presente, dalla trama minimale e dall’effetto emotivo travolgente. E si, fa un male cane.
Fine anni 90: l’undicenne Sophie (Frankie Corio) vola in Turchia insieme al giovane padre separato, per passare una vacanza all-inclusive in un resort non proprio di lusso. I due sono complici, vanno al mare, prendono il sole a bordo piscina, vanno a cena insieme, parlano di tante cose. A poco a poco però, la superfice di vacanza spensierata si incrina e capiamo che lui non se la passa benissimo. Scena dopo scena si fa strada qualcosa di particolare. Calum (Paul Mescal) fatica a fare il padre come vorrebbe, non ha il rapporto che desidererebbe con Sophie, molte volte si sente inadeguato e a disagio.
La storia è raccontata dal punto di vista di Sophie, circa 20 anni dopo. Aftersun è l’insieme randomico dei suoi ricordi, che sporadicamente si intrecciano ad immagini del presente, filtrate da un filmino di una videocamera. Attraverso quelle immagini Sophie prova a cristallizzare quei momenti. Ora che è più vicina all’età che aveva il padre all’epoca può forse capire il perché di determinati comportamenti, cosa stesse attraversando il genitore. Trovare nei ricordi molto più di quanto si potesse cogliere in precedenza.
Il film si muove sul confine poetico tra memoria ed esperienza, sovrapponendo i due piani narrativi: i filmini della vacanza e le vere scene, che rappresentano la ricostruzione di quei giorni di Sophie. Le scene in cui compare Calum sono spesso sfuggenti quasi a voler suggerire, che forse, quella vacanza sarà l’ultima tra padre e figlia. Un dubbio solamente insinuato perché Charlotte Wells è bravissima a tenersi sempre distante dal didascalismo e tutto appare più misterioso ed obliquo di quanto sembri.
Aftersun è perfettamente in linea con l’anima dei protagonisti: l’intera struttura vive di sottrazione, lascia che siano i personaggi a svelarsi mano a mano, con estrema calma. Aftersun è cinema reale, di corpi magnificamente in disequilibrio tra loro.
I pochi che hanno criticato la pellicola lo hanno fatto rivendicando il fatto che per quasi 100 minuti non succede niente. 100 minuti di scene a bordo piscina esteticamente perfette incentrate sulla figura del maschio fragile. Ma è proprio in questo “niente” che si insinua la forza del film, che ti spinge a leggere i tanti momenti banali che in realtà sono sussulti di disperazione: “Non riesco ad immaginarmi a 40 anni onestamente. Mi sorprende che sia arrivato a 30“. Come hanno scritto sul Guardian “sembra che la vera storia si svolga ai bordi dell’inquadratura, danzando nell’ombra ai confini dello schermo”. Qui sta la bravura della regista.
In Aftersun sembra che la vera storia si svolga ai bordi dell’inquadratura.
Non è un film di parole Aftersun, è un film gesti, di dettagli, di mani che si sfiorano, di precise traiettorie di sguardi. Nonostante l’apparente semplicità è un cinema difficile da realizzare, tutto giocato sull’equilibrio. Ogni singolo elemento gioca un ruolo all’interno del più grande schema generale. Prima fra tutti la recitazione. Sia Frankie Corio sia Paul Mescal hanno il compito di reggere tutto il film sulle loro spalle e di reggere le scene. Lei è molto naturale e diretta. Lui è diventato famosissimo con Normal People e qui il suo personaggio sembra la naturale prosecuzione del suo Connell. Mescal è bravissimo a fare tanto con poco, a recitare con il corpo e pervade questo personaggio di una malinconia infinita, una radicale incapacità di nascondere timori, ansie, insoddisfazioni.
Altro elemento imprescindibile in Aftersun è la musica che, soprattutto verso la fine, agisce come detonatore emotivo. La colonna sonora è il pensiero di un tempo ben preciso nella musica pop, un incidere di diversi registri e stili che continuano a rimbombare in noi dopo la visione.
Una musica analogica, nostalgica, anche un po’ ruffiana, che rievoca ricordi, gioia e dolore. Una musica sbrodolante ma anche ferocemente e terribilmente nostra.