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About Joan Crawford: quattro titoli indispensabili

Quante volte vi imbattete in artisti, anche iconici, che non conoscete artisticamente? Quante volte vorreste recuperare qualche titolo imperdibile ma su ottanta film non sapete scegliere quali? Questo approfondimento fa per voi. Oggi parleremo di… Joan Crawford!

Inserita al decimo posto tra le più grandi star della storia del cinema dall’American Film Institute, Joan è stata una delle più grandi dive di tutti i tempi, una grande stella che debuttò al cinema come controfigura di Norma Shearer nel 1925 e continuò, tra tanti alti e altrettanti bassi, fino al 1970. Grande esempio di determinazione, ma anche di talento composto da luci e ombre, viste non solo in Mammina cara – film tratto dall’omonimo romanzo scritto dalla figlia adottiva Christina – ma anche nelle dichiarazioni delle persone che l’hanno incrociata nei decenni, sul set e dietro le quinte. Ma basta parlare di gossip, concentriamoci sui quattro titoli indispensabili da recuperare e possedere nelle proprie videoteche.

Joan Crawford in Il romanzo di Mildred, 1945

Il romanzo di Mildred (1945)

Il titolo che rianimò la sua carriera dopo la fine del suo contratto di diciotto anni con la MGM. Joan è Mildred Pierce, una madre divorziata che fa carriera nella ristorazione per poter mantenere la figlia viziata. Adattato dal romanzo di James M. Cain, Il romanzo di Mildred è un magnifico mix di noir e melodramma diretto dallo stesso regista di Casablanca, Michael Curtiz. La regia infatti è magnifica, ma non è da meno la sceneggiatura che si muove tra passato e presente. Chi ha ucciso Monty Beragon?

Il personaggio della protagonista è scritto divinamente, una donna onesta, una madre amorevole che ha aspirazioni e che riesce a costruirsi da sola dopo tanta gavetta e umiltà. Joan Crawford ci regala una performance gigantesca, giustamente premiata con l’unico Oscar che vincerà nella sua vita. Lei lottò, giustamente, per il ruolo con le unghie e con i denti accettando anche di fare un provino col regista che non la voleva perché non voleva sprecare il suo tempo dirigendo il passato.

Ottimo anche il resto del cast, ognuno caratterizzato in maniera impeccabile, tra cui spicca Ann Blyth nei panni della figlia Veda, una ragazza di rara antipatia, estremamente viziata e superficiale. Il romanzo di Mildred è un film grandioso praticamente perfetto. Visione indispensabile!

Joan Crawford in So che mi ucciderai, 1952

So che mi ucciderai (1952)

Il primo film da attrice freelance, dopo che chiese lo scioglimento del suo contratto con la Warner visto che avvertiva una perdita d’interessa nei suoi confronti. Qui Joan interpreta Myra Hudson, una ricca drammaturga di successo che sposa l’attore Lester Blaine. Tutto sembra idilliaco fino a quando la donna non scopre che il marito sta complottando con la sua amante per ucciderla. 

Un grandissimo noir che intrattiene per tutta la sua durata. C’è un buon ritmo costante, un’ottima tensione. La regia di David Miller è tesa, attenta sia al dramma che all’improvvisa paura – citando il titolo in lingua originale – negli occhi della protagonista, una donna che però si rifiuta di essere vittima e reagisce in modo intelligente, meditando vendetta con gran classe e astuzia.

Anche qui Joan Crawford è gigantesca, forse ancora di più che ne Il romanzo di Mildred, e ci regala scene da masterclass di recitazione come nella scena da brividi in cui scopre i piani del marito. Lei ha avuto la consacrazione da star negli ultimi anni del cinema muto e qui mette in mostra le sue “origini” artistiche. Qui non ha bisogno di parlare per trasmettere delusione, dolore, terrore. Non servono parole. Performance giustamente candidata agli Oscar (terza e ultima nomination della carriera).

La sceneggiatura è lineare e solidissima, gli ultimi venti minuti sono praticamente perfetti con un finale emozionante. So che mi ucciderai è un capolavoro, un film indimenticabile. Fortunatamente si può vedere anche su Youtube.

Joan Crawford e Bette Davis in Che fine ha fatto Baby Jane? del 1962

Che fine ha fatto Baby Jane? (1962)

All’inizio degli anni sessanta – quando calarono le offerte lavorative – arrivò Che fine ha fatto Baby Jane?, uno dei suoi più grandi successi della carriera dove la Crawford lavorò per la prima volta con la sua rivale Bette Davis. Joan interpreta Blanche Hudson, una grande star del cinema costretta a stare sulla sedia a rotelle dopo un brutto incidente e accudita, ma soprattutto tormentata, dalla sua sorella Baby Jane, un’ex bambina prodigio.

Curioso come quanta verità ci sia in questo film. Entrambe le star si trovavano a un punto fermo della loro carriera e si trovano a interpretare artiste ferme al passato che ricordano i tempi in cui avevano grande successo. Un film, a quell’epoca atipico perché l’horror era considerato cinema di serie B, che si è rivelato un trionfo al botteghino diventando cult assoluto nel cinema di genere. Tutto è perfetto in questo film, perfettamente in bilico tra orrore e grottesco. Un incubo soffocante senza via di fuga per Blanche con la sorella che le rigetta tutte le frustrazioni visto che le ha rubato la scena nel cinema.

Joan Crawford ci regala un’ottima prova attoriale, ma è Bette Davis a rubarle la scena in una delle performance più iconiche nella storia del cinema horror, e non solo. E’ la seconda a sporcarsi, in tutti i sensi, a uscire dalla zona comfort e a mettersi in gioco in tutto e per tutto. Questa consacrazione della Davis, che la portarono alla sua undicesima e ultima nomination agli Oscar, non fece che inasprire gli attriti tra le due interpreti. Che dire, il film è così riuscito anche grazie al vero disprezzo che provava l’una nei confronti dell’altra. Chapeau, comunque, a Joan che volle proprio lei Bette Davis come sua sorella cinematografica.

Che fine ha fatto Baby Jane? è un capolavoro assoluto, un classico intramontabile.

Prima di concludere con l’ultimo titolo, una curiosità: come anche raccontato nella miniserie Feud (disponibile su Star di Disney+), nel 1963 La Crawford contattò segretamente tutte le altre candidate all’Oscar nella categoria per far sapere a loro che se non potevano presenziare alla cerimonia, lei sarebbe stata felice di accettare l’Oscar per loro conto; tutte furono d’accordo. Sia Bette Davis che Joan Crawford erano nel backstage quando fu annunciata Anne Bancroft come vincitrice; Joan accettò il premio per suo conto. La Davis ha sostenuto, per il resto della sua vita, che la Crawford aveva fatto una campagna contro di lei, ma Joan ha sempre negato.
Joan Crawford in 5 corpi senza testa, 1964

5 corpi senza testa (1964)

Joan Crawford negli ultimi anni, visto il successo di Baby Jane, si dedicherà all’horror. Nel 1964 accetta di essere protagonista di 5 corpi senza testa a patto che scelga tutto lei, dal cast fino alle modifiche sulla sceneggiatura. William Castle, re del cinema horror di quegli anni, accetta. La Crawford interpreta Lucy Harbin, una donna che esce dopo venti anni da un ospedale psichiatrico dopo aver decapitato con l’accetta suo marito a letto con l’amante. Sarà veramente guarita? 

Cosa ci si può aspettare dallo stesso sceneggiatore di Psyco se non un grande classico?

Robert Bloch scrive, infatti, una grande sceneggiatura fatta di violenza, paura, sospetto senza dimenticare di dare importanza alla psicologia. Castle era famoso per dirigere film a basso costo, ma non per questo senza ambizioni, e qui lui tira fuori il meglio di sé con un film iconico, dall’inizio alla fine. Il prologo è indimenticabile, come il finale, e fa un grande uso di luci e ombre. Le scene degli omicidi sono ben fatte, da antologia, e intrattiene con sospetto e mistero. Gioca sapientemente con lo spettatore, lo fa mettere nei panni della protagonista e non ti fa capire cosa sia vero o no.

5 corpi senza testa è un grande cult anche grazie alla performance di Joan Crawford. Una psycho killer estremamente glamour che ritroviamo, poi, spezzata e ancora labile psicologicamente. Efficace questo incontro di eleganza e brutalità. Si riaffaccia alla vita dopo aver scontato la sua pena e cerca di ricominciare da capo con sua figlia, ormai cresciuta. Quando ricominciano gli omicidi non sai più cosa pensare. E’ riduttivo definire questo horror un b-movie visto che è perfetto esempio che per fare grandi cose non serve un budget, ma un buona sceneggiatura e validi interpreti e regista.

Non sorprende che il grande Stephen King abbia inserito 5 corpi senza testa tra i cento film, tra il 1950 e il 1980, che hanno dato un peculiare contributo al genere horror. Joan fu così contenta del risultato finale che partecipò anche al tour promozionale del film, cosa che non fece con Che fine ha fatto Baby Jane? 

Joan durante la promozione di 5 corpi senza testa

Concludendo questo articolo, vi invitiamo a leggere l’approfondimento che abbiamo scritto sulla prima parte della carriera di Joan Crawford nel 2019 e a leggere la recensione del cult Mammina Cara con Faye Dunaway. Non resta che augurarvi…. buona visione!