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Intervista al regista Marco Frosini!

Buongiorno Marco! Con quali film e in che periodo della tua vita nasce la passione per il cinema?

Buongiorno a te. Nasce in un periodo abbastanza precoce in quanto, quando mi diplomai, andai a Roma per studiare psicologia. Invece  di frequentare l’università mi orientavo più a seguire seminari di cinema, che mi aveva sempre affascinato fin da quando ero piccolo. Poi ebbi la fortuna a Roma di frequentare e di conoscere persone. Mi indirizzai a fare uno studio di perfezionamento a Los Angeles.

Tornato in Italia, ho applicato quello che avevo imparato e ho iniziato dicamo a frequentare i set come assistente, aiuto e poi regista di vari backstage. Iniziai con una fiction dal titolo “Il mastino”, per Rai2. Facevo l’assistente e regista del backstage, con Eros Pagni, Flavio Insinna e tanti altri attori. Poi ho iniziato a scrivere e a realizzare delle storie che avevo nel cassetto. Ho cercato sempre di informarmi su tutto, regia, sceneggiatura (amo molto scrivere anche se sono molto pigro) riprese, montaggio ecc.

Hai fatto molti corsi e seminari per perfezionarti come regista?

Si come ti ho detto a Los Angeles, poi a Roma, Firenze, Bologna, Milano, con tanti registi da Cinzia Th. Torrini, Alessandro Benvenuti, Giovanni Veronesi, Age e tanti altri.

Nel 1994 giri il tuo primo lungometraggio, “I misteri di Hermasverk”, una curiosa co-produzione con una tv norvegese. Come nasce questo progetto?

Nasce da un viaggio che feci in Norvegia. Conoscevo una ragazza norvegese nella mia città e mi invitò a trascorrere le vacanze da lei in Norvegia.  Sapeva del mio interesse per il cinema e mi presentò una sua amica che lavorava alla “NRK”, la tv nazionale norvegese. In Norvegia sembra di essere sospesi in un altro mondo. Un mondo misterioso, adattissimo per un film giallo con degli scenari pazzeschi, bellissimi. E poi queste leggende sui troll, che mi ossessionavano.

Presentai il mio progetto alla tv e ne nacque un film “I Misteri Di Hermansverk”. Inizialmente era una serie a puntate che andava in onda alla loro tv, girata in italiano, ma sottotitolata in norvegese. Poi ne è diventato un film. E’ stata una bellissima esperienza. Forse ero troppo giovane e un po’ inesperto per quel progetto. Bisognava  capitasse adesso, magari.

L’anno dopo giri “Noce di cocco”, altro film tv, che vince un premio come miglior soggetto al festival  “Il cinema sopra le nuvole”…

Si, bella esperienza. Siamo arrivati in finale per il miglior soggetto al festival “Il cielo sopra le nuvole”, presieduto dalla regista Cinzia Th. Torrini. Un thriller grottesco.

Nel 1998 sei assistente alla regia di una produzione RAI, “Il mastino”, una fiction di 6 puntate. Come andò in quell’occasione?

Ho avuto la fortuna di partecipare come assistente alla regia e regista del backstage a questa fiction con Eros Pagni, Flavio Insinna e tantissimi altri attori. Da Christian De Sica, Athina Cenci, Marco Messeri, Ivano Marescotti. Era una delle prime fiction italiane e fatta veramente bene. 6 puntate di quasi due ore, sei piccoli film girati nella provincia di Lucca.

Sei storie di ambientazione gialla. Diciamo che è stato il precursore dell fiction che conosciamo oggi. Ho un bellissimo ricordo, perché era tutto curato dagli attori, alle ambientazioni, fino alle storie, scritte davvero bene. E poi la figura dell’investigatore era davvero una novità. Insomma uno Sherlock holmes moderno.

Nella tua lunga carriera registica hai diretto molti cortometraggi.  Qualè il corto al quale sei più affezionato?

Ma un po’ tutti, difficile dire quale è quello a cui sono più affezionato. Forse “Lovers”, giallo allo stato puro, vecchia maniera.

Nel 2002 è il momento de “Il pianto della maschera”, un horror, se non sbaglio…

Si, horror non proprio, è un giallo storico ambientato nel Granducato di Toscana alla fine del 1789, dove un ufficiale di polizia indagherà su una morte sospetta avvenuta in una residenza di un nobile amico del Granduca Leopoldo.  Forse questo è uno dei lavori a cui sono più affezionato, anche perché avere la possibilità di girare un film in costume non è cosa da tutti i giorni. Ringrazierò sempre il produttore per questa grande occasione che ho avuto.

Dal 2002 al 2015 giri una serie infinita di documentari, spot, sitcom, talk show e speciali per la tv. Ci puoi parlare in breve del tuo lavoro da professionista per la tv?

Oltre che di regia, ho sempre cercato di sperimentare generi e lavori di ogni tipo. Anche perché sono una persona che si annoia facilmente, e ha bisogno sempre di cose nuove. E poi oggi come oggi occuparsi solo di regia sarebbe troppo riduttivo. Io ho sempre fatto un po’ di tutto, cinema, tv, inoltre ho sempre scritto, sceneggiature, soggetti e prossimamente ho in mente anche dei romanzi.

Ci racconti qualcosa della sitcom “Al bed and breakfast”?

Esperienza fantastica, nata quasi per gioco nel 2011 e poi diventata una vera e propria sitcom nel 2013 con 20 puntate che si sono aggiunte alle 5 pilota di un paio di anni prima. E’ una sitcom ambientata in un un agriturismo adibito a bed and breakfast. I protagonisti sono il gestore del B&B, sua moglie, il giardiniere e la sexy cameriera. E’ un progetto che stiamo cercando anche di proseguire dopo un po di anni dalla sua uscita in tv.

Dirigi un episodio del film antologico “Giù le mani”. Di cosa parla il tuo segmento?

E’ un film a episodi che racchiude 6 storie fatte da 5 registi differenti. Storie collegate da dei dettagli e che hanno come argomento la violenza sulle donne. E’ stato un bel progetto  ed è per questo che sto finendo la sceneggiatura di un film che ha sempre la violenza sulle donne come punto di partenza. Qui ci sarà meno violenza rispetto al film “Giù le mani”. Una storia poetica e drammatica che ricorda un po’ il film americano diretto da Peter Jackson, “Amabili resti”. Un storia di una ragazzina di 16 anni vittima di violenza. Il film si intitolerà “Il volo di Emma”.

Nel 2016 ecco “Remake”. Che tipo di esperienza è stata?

Una esperienza un po strana, in quanto non lo considero un mio film. Non ho scritto le sceneggiatura e tanto meno scelto gli attori che vi fanno parte. Diciamo che avevano bisogno di un regista per realizzarlo e hanno pensato a me. Un film cucito addosso per Pietro Fornaciari.

Stai lavorando a qualche progetto tuo in questo periodo?

Si, al film “Il volo di Emma”, di cui ti ho parlato prima. Emma è una ragazza di sedici anni. Il suo nucleo familiare, composto dalla mamma Sara e dal fratello Matteo, è stato segnato profondamente dalla scomparsa prematura del padre. E’ proprio un ricordo particolare legato alla figura di quest’ultimo a far nascere in Emma una passione che la condurrà, del tutto inconsapevolmente, ad intraprendere un volo pericoloso.

Di pari passo alle sue vicende di giovane studentessa sempre divisa fra ricordi lontani e un giovane amore, si accompagnano quelle dell’altro protagonista del racconto: l’ineffabile dottore dalla personalità indecifrabile, del quale non sapremo mai il nome. E vedremo a stento il volto. Il film, seppur usando una certa dolcezza nel trattare la questione si pone come obbiettivo la volontà di raccontare ai giovani e non solo a loro, i pericoli spesso nascosti di un mondo come il nostro, dove realtà e finzione, apparenza e verità tendono a mescolarsi in un eterno chiaro scuro.

Gli infiniti casi che offre il mondo virtuale, la possibilità di dialogare con persone di cui tutto si ignora. Ma anche l’incapacità di saper cogliere ciò che veramente si cela dietro a coloro che riteniamo di conoscere veramente, nascondono con frequenza una realtà pericolosa. Una storia quindi che tratta principalmente di come sia facile uccidere le illusioni e i sogni di una giovane che sta per spiccare il suo volo più bello. Ossia quello verso la vita vera. A questo aspetto tuttavia se ne lega un altro ancora più tragico: la natura stessa di Emma. Si sognatrice e indifesa, ma soprattutto già inconsapevole vittima semplicemente perchè donna. Aspetto questo che risulta essere, oggi come sempre, ancora drammaticamente attuale nella nostra società.

Quali sono i film italiani che hai apprezzato di piu’ negli ultimi anni?

Mah, ce ne sono tanti, ultimamente “Perfetti sconosciuti” mi ha colpito molto. Un film semplice, girato in una stanza con grandi attori. Comunque apprezzo tantissimo Tornatore, Pupi Avati e il Salvatores dei primi film come “Mediterraneo” e “Puerto Escondido”. Amo la commedia all’italiana dal grande Totò ai recenti Verdone, Troisi, Nuti.

I film stranieri che hai preferito  invece?

Film stranieri che guardo sono sempre film che in Italia non si produrranno mai, tipo d’azione, storici, di fantascienza. Adoro Quentin TarantinoDavid Fincher, Ridley Scott, Spielberg, Lucas, JJ Abrams, David Lynch, RobertZemeckis. Comunque guardo di tutto, dalla commedia all’horror. Se un film è bello è bello a prescindere dal genere.

Jamovie è un sito seguito da moltissimi amanti del cinema horror e thriller. Quindi la domanda è scontata: quali sono i tuoi  horror preferiti  degli ultimi anni?

Degli ultimi anni si fa un po fatica, perché sono un amante dell’horror del primo Dario Argento, il Lynch di Twin Peaks. Anche se poi non è un horror puro ma quando la vidi alla tv la prima volta mi fece davvero paura. Non mi piace il genere splatter, ma secondo me un film che fa paura può far paura anche senza vedere una goccia di sangue. Questo per me è la definizione di “Horror”. Non amo molto i film con zombie e vampiri. Mi piacciono i film di atmosfer,a che è proprio quella che poi influisce molto nell’horror.