Home Rubriche Horror Violenza libera : “La notte del giudizio” – di James DeMonaco (2013)

Violenza libera : “La notte del giudizio” – di James DeMonaco (2013)

Giudicare il lavoro di James De Monaco non è semplice. Si perchè a prima vista “La notte del giudizio” può sembrare un film di un certo valore (basso) ma poi scavando un po’ più a fondo, non su trama o personaggi ma sui sottotemi lanciati dal regista, il valore è un altro (medio alto).
Due quindi sono gli spunti per analizzare meglio questo film, con protaognista un Ethan Hawke che ormai è totalmente approdato ai generi thriller/horror abbandonando definitivamente  tramonti romantici e albe d’amore varie.
La storia : l’America ha il più basso tasso di disoccupazione e di violenze mai registrati prima, un paese all’avanguardia, sicuro, felice. Il prezzo da pagare per tutto ciò : una notte all’ anno in cui anche il più frustrato degli abitanti può sfogare ogni sua voglia, anche omicida, per 12 ore, senza sporcare la sua fedina penale ma al massimo la maglietta che porta con sè durante la notte dello sfogo.
In questo clima surreale, si preparano a passare (sperando di superarla) la mezza giornata di follia, la famiglia Sandin, composta dal padre James (Hawke), la moglie Mary (Lena Headey), ed i due figli , la scialba Zoey (Adelaide Kane) e l’irritante Charlie (Max Burkholder, non negate che anche voi avreste appoggiato la notte delle “purghe” pur di eliminarlo il prima possibile).

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Per coerenza narrativa partiamo subito col valore basso del film. Non è da buttar via la sceneggiatura, che riprende il filone di altre pellicole ben riuscite come “Distretto 13 – le brigate della morte”, “Cani di paglia” “The strangers” in cui in modalità diverse abbiamo sempre un gruppo di aggressori che attaccano le loro prede barricate in un edificio, in piena era tecnologica stavolta. Quello che non va è come viene sviluppata : tensione buona nella prima ora in cui succede poco nulla, e ultimi venti minuti in cui la storia frettolosamente si conclude, per altro con un finale un po’ scontatello. I personaggi hanno una caratterizzazione psicologica pari al nulla assoluto. Si nota subito che nella famiglia Sendin non c’è un grande affiatamento, e ogni personaggio sembra vivere in un mondo a sè. E quando gli scheletri sembrano uscire dall’armadio ci ritroviamo a vedere il nucleo familiare che passa dallo sfascio totale al “facciamo quadrato contro questi stronzi aggressori” in neanche 30 secondi di film. Non ci si può affezionare o farsi coinvolgere da nessuno di loro perchè il film finisce prima (eccezion fatta per l’odio istantaneo provato dallo scrivente verso il più giovane della famiglia Sendin, quello arriva subito).
E chiudiamo le note dolenti con la casa ed i suoi sistemi d’allarme. Ok si, tutti dopo cinque minuti di film pensano “quand’è che entrano in casa questi aggressori?”, perchè ci entrano, ok. Ma un’idea un po’ più carina poteva essere trovata sul come, entrano. Una casa super tecnologica, con allarmi, sbarre alle finestre, porte blindate che si azionano a comando……. violata in una maniera che nemmeno la linea Maginot è sembrata così inutile a suo tempo.
Passiamo ora a quello che salva capra e cavoli.

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I messaggi più o meno nascosti che DeMonaco da a “La notte del giudizio” sono cazzotti nello stomaco all’America odierna e a chi la abita oggi. L’America di oggi ha le facce di chi vende prodotti sul mercato (sistemi d’allarme in questo caso) pensando solo al proprio tornaconto economico che alla sicurezza dei cittadini, le facce di chi frustrato dalla situazione economica e sociale attuale è  sospettoso di chiunque, paranoico, ormai stanco di tutto e desideroso solo di lasciarsi andare ai propri istinti (anche omicidi), le facce di una classe di potere che approva ed è orgogliosa di una mezza giornata di violenza pura, pur di purificare la popolazione da quelli che sono i reietti, i diversi, i poveri, i pesi della società, in quella che è una lotta di classe in cui chi ha soldi e potere vince e chi non ne ha muore.
E un piccolo attacco lo si vede anche contro il perbenismo della società odierna, come testimonia il comportamento di James e de di sua moglie, che appoggiano una notte di violenza a cui loro però preferiscono non prendere parte per pura convenienza personale.
Ed altra cosa positiva è la solita ma sempre valida tecnica di quale elemento viene utilizzato per fare di questo film un horror : facile, i predatori sono semplici uomini che ammazzano semplicemente altri semplici uomini, non sono mostri o strane epidemie che risiedono solo nella mente del regista. La notte di sfogo promossa dal governo dello Zio Sam non è un qualcosa che può essere pensato solo in un film, è un possibile (speriamo di no) futuro, di fronte al quale l’umanità un giorno potrebbe tranquillamente ritrovarsi.18
Tirando quindi le somme possiamo dire che  “La notte del giudizio” è un film da sufficienza risicata, che diventa magari un “discreto” se si pensa ai brutti prodotti paranormali e demoniaci a cui ultimamente i nostri cari americani ci hanno, purtroppo, abituato.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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