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Venezia 78: Dune l’attesissimo remake

Dune sbarca a Venezia 78.
Remake del famosissimo film del 1984 di David Lynch, tratto dal omonimo libro di Frank Herbert.

Il nuovo Dune vede al timone il regista Denis Villeneuve, il quale resta fedele nella prima parte del film all’antenato (alcuni dialoghi vengono quasi ripresi nell’ironia e nei contenuti).La seconda parte diventa poi più dettagliata, prendendo maggiormente spunto dal libro, infatti, il film ha la durata di due ore e trentacinque minuti, che però scivolano via come gli stivali dei protagonisti sulla sabbia (vedere il film per capire).

Jessica e Paul nel deserto

Al festival del cinema i biglietti per gli accrediti sono spariti entro pochi minuti, quelli per il pubblico non si sono nemmeno visti, insomma solo questo dovrebbe bastare per mettere in cantiere il seguito no? Infatti arriverà.

Il film si ambienta in un futuro (che potrebbe per noi anche non essere troppo distante) in cui l’umanità si è dovuta adattare a vivere in un pianeta pressoché desertico. Gli uomini vivono con scarsità d’acqua e temperature che letteralmente possono uccidere all’aperto.
Per poter uscire gli abitanti devono indossare armature che proteggono dal caldo, solo i Fremen con il tempo si sono adattati a sopravvivere nel deserto. Essi, infatti, vivono al di fuori dei confini della civiltà, in simbiosi con il territorio e con la spezia.
Questa strana polvere chiamata spezia, alimenta due fuochi, da una parte i Fremen la usano come polvere sacra, che cura le malattie e li aiuta ad avere visioni trascendentali. Mentre dall’altra vediamo l’umanità nella sua peggior accezione. Infatti l’imperatore (che governa sui vari popoli con i propri governatori) raccoglie la spezia come carburante per i mezzi di trasporto militari e non solo. Insomma si tratta di una sorta di petrolio futuristico e della guerra per accaparrarselo.
La raccolta della polvere diventa sempre più pericolosa non solo a causa degli attacchi dei Fremen ai soldati dell’impero, ma anche per i Vermi della sabbia che attaccano chiunque entri nel proprio territorio.

In missione nel desert scena di thimotéé chalamat

In questo contesto viene nominato governatore del pericoloso pianeta di Arrakis il duca Leto Atreides (Oscar Isaac). Al suo fianco la concubina Lady Jessica ( Rebecca Ferguson) la quale gli ha dato un erede maschio.
Tutto questo sembrerebbe senza importanza, ma l’erede Paul (Timothée Chalamet ) non eredita solo il titolo di suo padre ma anche i poteri di sua madre. Jessica, discende da una lunga stirpe di streghe che sussurrano a chi governa usando il potere della voce, che  forza la volontà altrui a piegarsi alle proprie richieste.
Ci si chiede quindi se Paul sia effettivamente il protagonista della profezia che unirà i due mondi: Fremen e dell’Impero.

Tutto questo si scoprirà in un viaggio che intraprenderà Paul.
All’inizio partito in missione diplomatica per trovare un accordo con queste popolazioni, ma il suo incontro con esse avverrà sotto tutt’altre premesse. Durante suo viaggio incontrerà l’incantevole Chani Kynes (Zendaya).

Zendadya e Thimotéé

Personaggio molto sponsorizzato ma di non troppo rilievo per la trama Duncan Idaho (Jason Momoa), il quale ovviamente interpreta un imbattibile guerriero.
Altro personaggio interpretato da un attore che si fa dare le Lei, è Stilgar (Javier Bardem), malgrado sia in secondo piano lascia sempre affascinato il pubblico.
Le musiche a cura di Hans Zimmer sono spettacolari.
Lo stesso regista in conferenza stampa ha detto di aver saputo fin dall’inizio di volere lui come compositore. In effetti è un po come puntare rosso o nero alla roulette… probabilmente si vince.
Nota di merito per la fotografia. A tratti fin troppo perfetta da sembrare un po’ costruita come uno spot pubblicitario (non aiuta il fatto che Zendaya abbia veramente fatto una pubblicità nel deserto poco tempo fa).
Il tema della tutela ambientale è centrale.
Lo stesso Javier Bardem, noto attivista ambientale, ha ribadito in conferenza come sia fondamentale trasmettere il messaggio della preservazione delle risorse e della riduzione dell’inquinamento.

Il governo di Arrakis

Sicuramente ci sarà il seguito.
Il regista, ridendo, afferma di non volere rivivere la parte più difficile delle riprese: gestire i capelli di Timothée Chalamet, dotati di vita propria.
In conclusione, si tratta di un bellissimo remake che fa attendere con ansia il suo seguito. Promosso su tutta la linea, due ore e mezza di vero cinema..finalmente.

Articolo a cura di Eleonora Vignudelli