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SHORES di Simone Chiesa

Le storie, tutte tragiche, di un pugno di personaggi, di età ed estrazione sociale diverse, ma quasi tutte legate all’uso e abuso dei social network, e dei media in generale…

Simone Chiesa, giovane regista lombardo, ha collaborato spesso in questi anni con Roberto Albanesi (“Catacomba”, “Non nuotate in quel fiume”, “17 a mezzanotte”). Ha firmato l’episodio “Pestilence” dell’horror antologico prodotto da Alex Visani, “The pyramid”. Il mediometraggio “Shores” è la sua prima vera e propria regia “solista”. Chiesa confeziona un’opera di alto livello professionale, ben lontana dalla fuffa amatoriale che affolla il panorama indipendente del cinema italiano.

Innanzitutto va lodata l’ottima fotografia di Davide Cazzulani, che stilisticamente ricorda quella dei migliori corti del regista veneto Michele Pastrello. Notevole anche il cast, perfetto sia nei ruoli secondari sia nei ruoli da protagonisti. In particolare eccellono Ivan Brusa e Ilaria Guglielmetti. Buona anche la colonna sonora, firmata dal duo Armando Marchetti/Andrea Fedeli.

La regia, in stile “fratelli Dardenne”, si incolla in maniera mirabile ai volti dei personaggi, evidenziandone ogni minima espressione di sofferenza e di patimento. La macchina da presa di Chiesa però non giudica i suoi personaggi, nè li studia come degli insetti in un barattolo. Anzi, è vicina a loro in senso empatico, quasi solidarizza. L’accusa di Chiesa sembra essere rivolta, più che ai singoli individui e alle loro bassezze, alla società dell’immagine e dello spettacolo che li ha ridotti in tale stato. In particolare “Shores” si concentra sulla critica ai social network (Facebook in primis), che porta le persone più deboli a diventare tossicodipendenti di like, condivisioni e illusoria notorietà.

Il tema è più che mai attuale e scottante, ed è affrontato in modo serio e non banale. A latere, c’è anche una critica (più che mai giusta) al giornalismo-spazzatura, ma viene affrontata in modo troppo debole e macchiettistico. Non convince appieno il finale, dove è impossibile non notare una esagerata forzatura nella sceneggiatura che contribuirà, poco verosimilmente, a trascinare i protagonisti nel vortice un tragico destino comune. Anche se l’ultima sequenza, beffarda all’ennesima potenza, è a suo modo geniale.

Al di là degli immancabili difetti, “Shores” è un buon mediometraggio drammatico che, affrontando in un certo modo alcune tematiche, meriterebbe di essere visto dal numero più alto possibile di giovani Italiani. E consigliamo di aspettare fino alla fine dei titoli di coda. C’è una “sorpresina” macabra che non lascerà indifferenti…