“Sei mio fratello, sono tua sorella, siamo una famiglia, dobbiamo occuparci uno dell’altra”
Intenso e coinvolgente lavoro di Steve Mc Queen, “Shame” racconta la storia di Brandon, un brillante uomo d’affari di New York, bello, atletico, con una propria casa e un buon lavoro.
Sembra avere tutto Brandon, ed infatti ha tutto Brandon, come una forte dipendenza dal sesso che lo porta ad assecondare in qualsivoglia luogo, momento e modalità i suoi istinti e le sue pulsioni. Neanche l’arrivo della sorella Sissy, (personaggio complesso come e forse più del sessualmente attivo fratellone) sembra poterlo distogliere dalla sua continua ricerca del piacere, che è anche però una forte richiesta di aiuto forse e un chiaro senso di solitudine. “Siamo fratello e sorella, dobbiamo occuparci l’uno dell’altro” , dice Sissy in uno dei rari momenti di vicinanza con Brandon, ma lui proprio non riesce a staccarsi dall’ “altra vita”, neanche dopo un episodio chiave del film, che termina con un lui che guardando, come già accaduto ad inizio pellicola, una bella ragazza in metrò, ha uno sguardo forse diverso, forse solo più consapevole.
Presentato alla mostra del cinema di Venezia, edizione 2012, il film, che ha permesso ad un ottimo Michael Fassbender di aggiudicarsi la Coppa Volpi come miglior interpretazione maschile, tuffa ed immerge lo spettatore nella vita e nell’animo del protagonista, fino alla parte più recondita del suo animo. Non ci lascia indifferenti Shame, ci emoziona, e per questo, non può non essere visto.