Presentato al Roma Film Festival 2020, Ammonite è un intenso melò che mette in scena più che una storia d’amore, la rappresentazione dei sentimenti quali l’ amore nella sua forma pura e il sopraggiungere di disillusione e amarezza quando il cuore non può nulla contro la povertà e la società.
Sono gli ’40 dell’Ottocento. I giorni delle sensazionali scoperte sono ormai lontani per Mary Anning, nota paleontologa autodidatta. La donna è costretta a provvedere al proprio sostentamento e a quello della madre ammalata, vendendo fossili comuni ai turisti lungo le coste del Dorset. Le ristrettezze economiche costringono Mary ad accettare la richiesta del ricco Roderick Murchison di prendersi cura della moglie Charlotte, affetta da una profonda tristezza per una perdita. Quello che nasce come fortemente difficile, diviene un rapporto molto profondo, nel quale le due donne scoprono una comune solitudine. Attraverso la ricerca di fossili, tra Mary e Charlotte nascerà una profonda amicizia e un amore che cambierà le loro vite.
Ammonite rappresenta il secondo lavoro del regista Francis Lee. Si può notare una linea di continuità tra la sua ultima pellicola e il suo primo lungometraggio, God’s Own country- La terra di Dio. In entrambi i film, vi è la volontà di mettere in scena il nascere e l’evolversi di una relazione da una situazione di tensione sino al suo sviluppo nella quotidianità. Dunque nel caso specifico di Ammonite, lo scopo di Lee è quello di mostrare Mary all’interno di una relazione intima, più che soffermarsi sulla Mary scienziata in sé. Il punto di vista della storia è fortemente emotivo e quasi irrazionale.
Quindi Ammonite diventa la storia di un amore passionale e irresistibile in un contesto storico nel quale l’omosessualità non era contemplata. Mary e Charlotte si incontrano in un momento in cui entrambe si sentono chiuse in una gabbia dalla quale vorrebbero evadere ma ne sono impossibilitate. Il loro presente impone dei ruoli da rispettare e, ciò che desiderano di più, è riprendere la propria felicità in mano. Ciò vale soprattutto per Charlotte, che vive la nuova storia come una chiave per poter scappare da una vita che le ha portato un lutto inimmaginabile. Per Mary è la possibilità di sentirsi accettata e non sbagliata. La possibilità di allontanare il peso della solitudine, il quale, pur nascosto tra i suoi fossili, è sempre presente. Non è “l’irascibile Mary”, ma la “donna più bella della festa”.
Charlotte e Mary si comprendono, si accettano a vicenda e, tra le rocciose scogliere del Dorset, creano una propria realtà nella quale vivere il proprio amore accettandosi, lontane dalla società. Si scoprono e si amano osservando il mare, luogo di guarigione per entrambe.
Da elogiare, la fotografia, curatissima nei dettagli. La storia prende piede tra le coste inglesi del Dorset e la sensazione di percepire il freddo, l’umidità e l’aria salmastra arriva dritta sulla pelle dello spettatore. Le rocce, i duri sassi e il mare in burrasca, chiaro simbolo dell’animo di Mary, si scontrano con un vento più leggero e dolce, rappresentato da Charlotte. Sicuramente la messinscena è molto realistica e ben definita, così come il trucco e i costumi dei personaggi.
La macchina da presa segue l’evolversi di questa storia e degli animi delle protagoniste. Tanto delicata nel delineare il rapporto tra Mary e Charlotte, quanto cruda e presente nel loro intimo, ma mai volgare. Lo spettatore osserva l’evolversi di sentimenti come un voyeur, testimone di una passione chiusa in una stanza. Si è testimoni senza arrecare disturbo alcuno.
Il nostro occhio percepisce due mondi diversi toccati dalla monotonia e dalla solitudine. Sono due mondi che si toccano per alcuni attimi infiniti. Tuttavia ruotando in direzioni distanti, essi saranno destinati ad allontanarsi e, pertanto, questo tocco delicato e passionale, scomparirà.
A dispetto di tutto, però, non è la regia a dotare la pellicola di un tocco di stile personale. Ciò che lascia un segno completo e distintivo in Ammonite, è l’interpretazione delle due protagoniste. Kate Winslet interpreta una Mary forgiata da una vita di sacrifici e repressione. Una protagonista che è come le ammoniti sulla spiaggia: dura e apparentemente senza alcuna particolarità. E’ solo scavando a fondo che è possibile accedere al mondo intero che si cela dietro quella pietra.
Dall’altro lato abbiamo una nuova Saoirse Ronan, che regala uno spettro di reazioni molto ampio. Si tocca la tristezza esistenziale per un lutto, sino a una gioia quasi fanciullesca negli ultimi minuti del film. Una Charlotte che non desidera altro che la libertà e vivere una vita lontana dalle restrizioni di un marito troppo impegnato a non ascoltarla.
Ammonite è una pellicola molto delicata e fragile alle critiche di chi la considera poco profonda o troppo superficiale nell’analisi di una storia omosessuale. Ammonite è di più, è riflessione, cambiamento, monotonia, passione. E’ uno spaccato di vita, da un lato, di una donna che ha vissuto tutta la sua esistenza tra la sopravvivenza e la solitudine. Una donna che si è incarnata nella sua passione, i fossili. Dall’altro, entra in medias res nella vita di una giovane donna in piena fase depressiva per la perdita della figlia. Non deve aggiungere niente di nuovo, deve solo descrivere cosa accade quando due anime così ricche di crepe, si incontrano e si amano, curate dal mare.
Sicuramente l’interpretazione di Ammonite è lasciata al libero gusto dello spettatore, potrà piacere o non piacere, ma tanto basta per andare a vederlo, in quanto portatore di una soggettività reale e insindacabile del gusto.
L’uscita di Ammonite è prevista nelle sale americane a partire dal 13 novembre 2020