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Borat 2 – La risata più triste del 2020

Girato segretamente nell’America stordita dall’impatto del coronavirus, Borat 2 racconta le vicende di Borat Sagdiyev, un giornalista immaginario del Kazakistan in visita negli Usa.

Il personaggio inventato da quel genio inarrestabile e vulcanico di Sacha Baron Cohen, in realtà nasce a metà degli anni ’90, dopo le apparizioni al “Da Ali G Show, per Channel 4 e la HBO.

Solo nel 2006 il primo film Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, esilarante, volgare, ficcante e sfacciato mockumentary, a metà strada tra “social experiment” e candid camera che se la prendeva con l’islamofobia americana e con la politica di George W. Bush impegnato nella guerra in Iraq. A distanza di 14 anni Borat ritorna negli Usa di “McDonald Trump”, accompagnato dalla figlia quindicenne Tutar (Maria Bakalova).

Il pretesto narrativo è quello di riallacciare il rapporto tra il governo kazako e quello statunitense. Per far ciò Borat ha il compito di offrire in dono sua figlia al vicepresidente Mike Pence, essendo “McDonald Trump” inavvicinabile.

Il giornalista kazako si prende gioco dei cliché dell’estrema destra americana, del becero negazionismo. Ma va in qualche maniera oltre, evidenziando la diffusa ignoranza e l’individualismo, del modello made Usa. Il risultato è una pellicola spaventosamente esilarante. Si ride dovendo fare i conti con la consapevolezza che realtà del genere non sono poi tanto diverse dalle nostre e che se anche il destino del mondo dipendesse da un virus, l’unico vaccino possibile resterebbe comunque l’istruzione.

L’approccio parodistico di Sacha Baron Cohen è sfrontato e violento, non risparmia nessuno e la sua verve è forse anche più ispirata del 2006, colpendo l’America del Presidente nei suoi più scivolosi temi cari all’opposizione. Il razzismo ovviamente ma anche la misoginia di un viziato uomo d’affari alla guida sbilenca della più importante superpotenza al mondo.

Ma Borat 2 non è una semplice campagna politica antitrump, bensì una spietata radiografia della situazione socioculturale del paese.

Tutto fino alla scena madre del film quella in cui Rudy Giuliani, ovvero l’ex sindaco di New York e stretto collaboratore di Trump, viene fermato, proprio da Cohen, poco prima di far sesso con una giornalista quindicenne che lo sta intervistando (Maria Bakalova ovviamente è maggiorenne, ma questo Giuliani non lo sapeva). Un momento tragicomico che ha scosso l’opinione pubblica statunitense a ridosso delle imminenti elezioni.

Una pellicola divertentissima, ma anche potente e severa.

Disponibile su Amazon Prime.