Home Speciale FESTIVAL Roma 14 – “Bellissime”: il mondo delle baby miss

Roma 14 – “Bellissime”: il mondo delle baby miss

Cristina e le sue bellissime figlie: Giovanna, Francesca e Valentina, sono tre donne, unite dalla passione di realizzare il proprio sogno di apparire.

La bellezza, l’immagine che gli altri e loro stesse hanno del proprio corpo, del viso, ma anche delle proprie debolezze.

Elisa Amoruso regista e sceneggiatrice del discusso documentario Chiara Ferragni-Unposted, presenta alla Festa del Cinema di Roma la sua nuova opera.

Una docufiction tratta da Bellissime edito dalla Fandango nel 2017. Madre e figlie vivono a Nervi di Genova. Insieme a loro c’è anche il papà Giorgio. Anche se questa figura è del tutto ectoplasmatica, e di lui rimane solo una voce fuori campo nei filmini di famiglia. Mamma Cristina, 58 anni, è una bella donna che tiene al proprio corpo e alle proprie ambizioni dopo una vita dedicata ai suoi cari. Per anni infatti Cristina ha scarrozzato le tre meravigliose bambine su passerelle, set fotografici e televisivi. La carriera più importante è stata quella di Giovanna, la maggiore delle tre, volto di numerosi spot tra i quali quello di Barbie negli anni ’90. Sulla scia della sorella, le due più piccole inseguono il sogno di sfondare nella moda o nel cinema. Studiano, pianificano e si confidano con una madre/amica sempre a loro fianco.

Com’è accaduto anche per Chiara Ferragni-Unposted il cuore esegetico dell’operazione (uscita con molto meno clamore), Bellissime è ovviamente quello di riflettere sul rapporto tra madre e figlia.

 

La regista si appoggia narrativamente ai filmini di gioventù, ricreando il loro mondo rosa. Come Marina Di Guardo è stata determinante per la realizzazione di quella che ad oggi è la più importante influencer di moda di tutto il mondo, alla stessa maniera Cristina riversa sulle figlie le ambizioni represse per anni. Il titolo ovviamente fa il verso al celebre capolavoro di Luchino Visconti del 1951. Le novelle Cecconi madre e figlia, conoscono un diverso concetto di “fame” e vivono di gallette di riso e Lexotan. La pellicola scruta la loro femminilità e la loro determinazione, ma anche le loro debolezze in un etereo sogno in rosa.

“Barbie girls in a Barbie world, Life in plastic, it’s fantastic” tormentone della bubblegum pop band danese degli Aqua, che spesso risuona nel docufilm della Amoruso.

La scena del provino quando la regista dice, parafrasando, alla giovane futura (si spera) attrice: “tu sei partita che già piangevi, in realtà devi aspettare la battuta, immaginare la tua infanzia e da lì aprirti all’emozione” è anche il senso ultimo del metacinema della regista. Opere che si rivolgono allo spettatore ma che in realtà sembrano essere terapia per Chiara, per Francesca, per Giovanna e per qualsiasi donna, madre, figlia e bambina decida in futuro di porsi davanti alla cinepresa della regista romana.

Riuscito e ficcante.