Home Rubriche Il padre d’Italia (2017)

Il padre d’Italia (2017)

Ancora una volta il regista calabrese Fabio Mollo torna a dirigere un film che ci comunica nuovamente l’attaccamento del regista alla sua terra natia, la Calabria, ed il sud in generale.
Protagonisti del suo ultimo lavoro, Il Padre d’Italia, sono Paolo (Luca Marinelli) e Mia (Isabella Ragonese).

 
Ragazzo tranquillo ed introverso lui, sopra le righe e disinibita lei.
Paolo è omosessuale e sta uscendo da una relazione con un uomo che lui amava molto. Mia è sola, ma ha dentro di sè il dono più prezioso: un bambino.
I due s’incontrano casualmente una sera in una dark room.


Da li in avanti le loro vite si intrecceranno sempre in maniera sempre più decisa ed evidente, ed i due, cominceranno un lungo viaggio alla ricerca del loro passato, e forse, anche del loro futuro.
Un film che diventa quasi da subito un road movie alla ricerca di sè stessi quello di Mollo.
Due interpreti tra i migliori nel panorama del cinema italiano attuale interpretano due personalità completamente opposte, che si incontrano, e che nel giro di un week end portano alla nascita di una relazione tra di loro non proprio convenzionale.
Una relazione che non porta ad una storia d’amore, per le diverse preferenze sessuali di entrambi, ma che porta i due ad essere forse ancor più legati.

Mollo lancia, più o meno consapevolmente più di un messaggio all’interno della sua pellicola.
Il viaggio come riscoperta, la contrapposizione Nord – lavoro – vita monotona e senza taboo  contro Sud – Famiglia – vita convenzionale, il che porta a volte la pellicola a non avere quello slancio di originalità e diversità rispetto ad altri film già visti.
Il ritmo del film è abbastanza piatto, senza grandi picchi, giocato quasi interamente sul rapporto di due personalità così differenti che si avvicinano sia per curiosità sia per quel desiderio nascosto di provare l’uno la vita dell’altro.
I temi affrontati sono molto delicati, ma vengono affrontati con la stessa modalità del ritmo del film, senza picchi, senza colpi di scena.
Ed allora il tutto rimane accennato, non troppo delineato, senza forti prese di posizione.


Un film che rimane dunque godibile, sufficiente, ma che porta con sè una qualche mancanza, quel colpo decisivo che poteva sicuramente renderlo  migliore e diverso da un qualcosa di già visto.