Home Rubriche Outsider L’età giovane – Nascita di un fondamentalista islamico secondo i Dardenne

L’età giovane – Nascita di un fondamentalista islamico secondo i Dardenne

Le ingiustizie sociali, il diritto al lavoro, la ferma critica alle regole spietate del capitalismo, sono tra i temi più cari nel cinema di Luc e Jean-Pierre Dardenne.

Con un film sul fondamentalismo islamico in Europa i registi belgi escono dunque dalla loro comfort zone. Il delicato tema de “L’età giovane” (Le Jeune Ahmed) però non ha snaturato l’intima vocazione e l’approccio stilistico del cinema dei Dardenne.

Ossessionato dal Corano, Ahmed un adolescente cresciuto in una famiglia laica, inizia il suo percorso di radicalizzazione verso il fondamentalismo islamico. Ad istruirlo ci pensano i folli dettami di un opportunista imam. Facendo perno sul ricordo del del cugino jihadista, l’uomo avvelena la mente di Ahmed. Il ragazzino si convince così che anche solo una stretta di mano con un infedele, possa mettere a repentaglio la purezza della propria anima. L’ansia di contribuire alla causa spinge Ahmed a compiere il gesto estremo di attentare alla vita dell’insegnante.

Uno degli stilemi del cinema dei Dardenne è il “pedinamento”.

I loro personaggi vengono ripresi di spalle, lasciandoli liberi di compiere le loro azioni e immergendo lo spettatore nella realtà. Espediente che gli permette, metacinematograficamente, di tirarsi fuori da giudizi di natura morale o etica sulle loro azioni. Imparziale osservazione della realtà dunque.

Idealmente gli autori identificano le tensioni psicologiche del potenziale martire jihadista con la febbrile irrequietezza adolescenziale.

Il “jeune” Ahmed ricorda per certi versi il protagonista di un film di Paul Schrader. Magari proprio un giovane Travis Bickle, ossessionato dall’idea che il suo stesso sacrificio possa redimere i peccati dell’intera società. Ma l’esegesi del film va ricercata nella facilità con la quale il seme dell’oltranzismo germina nelle menti di tutti quei giovani che ancora devono sviluppare una propria coscienza sociale.

I Dardenne si dimostrano ancora una volta scrittori raffinati. Gli autori strutturano un film snello e potente. Senza giudizi, né retorica dicono più di quanto realmente sappiamo sull’arroccamento ideologico delle nuove generazioni del fondamentalismo europeo. Forse quello che più spaventa noi occidentali incapaci di comprendere come un ragazzino cresciuto a Playstation e McDonald’s possa essere tanto facilmente indottrinato da idee così radicali.

I Dardenne non puntano il dito, anzi evidenziano famiglie attente e servizi sociali pazienti che cercano di far rinsavire Ahmed, allontanandolo da quel percorso fatto di intolleranza e odio.

Tanto meno indicano nell’intima natura del giovane il germe del futuro terrorismo islamico. Suggeriscono piuttosto la necessità di estirpare le menti malate dei cattivi maestri insistendo nell’integrazione. Qualora, come nel caso del protagonista, attenzioni e amore non bastassero, allora ci penserà l’esperienza di vita e quel baratro che separa la vita dalla morte.