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IN A LONELY PLACE di Davide Montecchi

Un fotografo invita una giovane modella in un vecchio e mastodontico albergo in disuso per uno shooting fotografico. L’uomo fin da subito paleserà comportamenti alquanto bizzarri, facendo capire alla ragazza di essere in pericolo…

Opera prima per il regista Davide Montecchi. IN A LONELY PLACE, datato 2016, sta girando non poco per i festivals, raccogliendo premi e consensi, sia di pubblico che di critica. Nonostante il poco budget a disposizione, capiamo fin dai primi minuti di non trovarci di fronte al solito indie italiano senza arte né parte. Montecchi, nonostante sia agli esordi, dimostra una notevole capacità di controllo del mezzo cinematografico.

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Lo si nota dall’eleganza del tocco e dai lenti e sinuosi movimenti della sua macchina da presa. Sfrutta al meglio una location splendida, un albergo in disuso riminese, dove si svolge praticamente tutta la pellicola. L’uso degli spazi dell’albergo legato ai movimenti (e alle pene) dei due attori protagonisti è interessantissimo, e meriterebbe un lungo approfondimento. Una lode sperticata va fatta ai due attori, Luigi Busignani e Lucrezia Frenquellucci, che ci regalano delle interpretazioni mastodontiche. In particolare Busignani si supera in una parte complessissima da recitare. Il problema maggiore di IN A LONELY PLACE, anzi l’unico, ma mastodontico in negativo, è relativo alla verbosissima sceneggiatura.

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Chili e chili di inutili ed interminabili dialoghi, o meglio monologhi, che appesantiscono il film. C’era davvero bisogno di tutte quelle parole? IN A LONELY PLACE parla di temi importanti, quali l’amore, la passione, la verità. Sarebbe stato meglio lasciar parlare di più la talentuosa m.d.p. di Montecchi piuttosto che i due, seppur bravissimi, attori che interpretano questo fosco e claustrofobico disturbing drama. Il finale non convince, ma IN A LONELY PLACE, al netto della quasi micidiale verbosità della sceneggiatura, merita assolutamente una visione.

Voto: 6,5.