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“Il primo uomo” – di Gianni Amelio (2011)

“Un bambino è il germoglio dell’uomo che sarà”

La storia è quella di Jean Cormery, alter ego dello scrittore Albert Camus, che ritorna su invito nel suo paese natale, l’Algeria, che negli anni 50’ è in pieno fervore per gli scontri tra il Fronte di Liberazione Nazionale e l’esercito francese, paese colonizzatore. Il Ritorno nella sua patria natia, sarà per Jean un motivo per cementare ancora di più la sua identità di algerino, e per comprendere definitivamente che il suo popolo e quello francese, nonostante sia un’utopia, possono convivere pacificamente.
Ritorno alla regia per Gianni Amelio che dopo il suo ultimo lungometraggio “La stella che non c’è” (2006) torna con il film “Il primo uomo”, in cui racconta il ritorno a casa di un algerino, il professore Jean Cormary, alter ego dello scrittore Albert Camus da cui il film è tratto.

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Tornato in Africa per un invito ricevuto da un’università algerina per un dibattito sull’ emancipazione culturale ancor prima che geopolitica del suo paese, l’uomo avrà modo di rivivere tramite la sua memoria i tempi che furono, quelli della sua infanzia, segnati dalla prematura scomparsa del padre nella Prima Guerra Mondiale (elemento che accomuna non a caso Jean col regista Amelio, che vide nella sua infanzia suo padre emigrare in Argentina per non tornare più), e dalla presenza in famiglia di una nonna arcigna e severa che in mancanza di una figura paterna ha preso il controllo della famiglia. In parallelo a tutto questo il giovane ragazzo intraprende la sua carriera scolastica, aiutato da un professore che vede già in lui delle ottime potenzialità. Sarà grazie a queste poi che una volta adulto tornerà in Algeria, oltre che per assistere la madre, per affermare a pieno l’identità di un popolo fino ad allora sotto la guida di un paese straniero.

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Emoziona senza esagerare ma colpendo direttamente nel segno il film di Amelio, con una fotografia di livello, pochi dialoghi ma con attori che solo tramite gli sguardi ci mostrano chiaramente la situazione di disagio loro e del paese in cui vivono, ed un’alternanza dei piani temporali che no crea confusione ma al contrario da equilibrio alla storia.
Buone anche le interpretazioni degli attori, in testa quella di Jacques Gamblin, perfetto per interpretare l’anima di un personaggio complesso come quello di Jean, e di sua madre (interpretata in età adulta da Catherine Sola ).
Il film è presentato in anteprima al Festiva di Toronto del 2011, dove ha poi vinto il premio della Giuria.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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