Ghost In The Shell (GITS) è ormai alle porte: la lotta interna tra Hype e disperazione causata dal materiale finora visto troverà nel bene e nel male una fine.
Nel mentre, per chi non ha il benchè minimo background in merito sul Maggiore Motoko e l’universo di Ghost In The Shell, parliamo, al di là dei manga, di:
- Due film di animazione: GITS (1995), Innocence (2004), nonchè un’agghiacciante versione rimodernizzata del primo anime con aggiunta di CGI da Playstation 1;
- Una serie – Stand Alone Complex con annesso seguito e lungometraggio conclusivo, Solid State Society;
- La serie prequel Arise, che termina col lungometraggio GITS: The New Movie

Una marea di materiale: come faccio a capirci qualcosa prima della visione del film?
Niente paura: lasciamo stare per questioni di tempo le serie e i lungometraggi collegati (consiglio di recuperare SAC, mentre Arise è citazionista al limite del fastidio); togliamo anche Innocence, complesso e non incentrato sul Maggiore. Resta quindi…
Ghost In The Shell (1995)
GITS si inserisce di prepotenza nel panorama sci-fi cinematografico, con palesi richiami estetici a Blade Runner e un’ altrettanto palese influenza nei confronti di Matrix.
Ghost In The Shell è un cyber-mondo dove la protagonista, il Maggiore Kusanagi, vive ed esprime con distacco emotivo la propria essenza paradossale di essere umano con corpo totalmente cybernetico.
La fusione tra uomo e macchina trova spazio, pur se condensati in 82 minuti densi di azione cyber-punk, per riflessioni tutt’altro che banali sul significato dell’esistenza e la definizione stessa di vita. Per dire:
“E’ comunque grazie ai ricordi che esiste l’umanità. Quando la diffusione dei computer rese possibile esportare la memoria, avreste dovuto pensare molto più seriamente a ciò che avrebbe significato.”
Non male per un anime con più di 20 anni alle spalle eh? La memoria e l’impatto devastante sulla sua manipolazione è solo una delle tematiche importanti che GITS tocca; l’effetto straniante è garantito dal fatto che la stragrande maggioranza dei personaggi è più macchina che uomo… ma qual è la differenza?
Nell’economia della storia, Batou è spalla action e comica allo stesso tempo: angelo custode del maggiore, ne alleggerisce i profondi pensieri con il suo spirito pragmatico. E’ anche il braccio armato nelle scene d’azione. E che azione: scontri suggestivi nell’acqua con mimetiche ottiche, inseguimenti, sparatorie adrenaliniche con proiettili ad alta velocità.
Misticismo, estetica cyber-punk, action e animazione di livello: questi gli ingredienti di un cult che invecchia dannatamente bene.
Se siamo fortunati, il film con la Johansson ne replicherà l’estetica citando a mani basse intere scene. Speriamo bene.
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