“Io non sono Gloria, sono Marc Stevens, un cantante girovago!”
Marc Stevens è un cantante. Sta recandosi presso una casa di riposo per un suo concerto quando finisce in un paesino in cui non avrebbe mai dovuto mettere piede. Si perchè il luogo è abitato da gente che ha perso il contatto con la realtà, non ha più la percezione di cosa è giusto o sbagliato; uomini che sono bestie, che agiscono senza un codice, e che mettono in atto sul povero cantante atrocità difficilmente immaginabili dalla mente umana, e difficili anche da vedere per lo spettatore (la scena del sesso orale con il vitello, ne vogliamo parlare?).
Ed è proprio questo che il regista Fabrice Du Welz vuole mettere in scena in “Calvaire” : la “via Crucis” di un uomo finito nel posto sbagliato, che non ha reazioni, non ha sussulti, e si lascia pienamente andare di fronte alle atroci sofferenze che gli abitanti del luogo (che forse come bene si intuisce soffrono la mancanza della presenza femminile nel loro villaggio) gli impartiscono; la crudeltà del film è data proprio da questo senso di arrendevolezza, che da Marc si trasferisce anche nello spettatore che nulla può davanti a quello che accade.
Un buon horror che non lascerà indifferenti nè il vostro stomaco nè il vostro umore.