Il 10 giugno Netflix rilascia Curon, la nuova serie mistery italiana. Una storia originale che mescola i drammi dell’adolescenza e segreti latenti sotto un lago profondo e tranquillo. La critica si divide tra gli aspetti positivi della serie e le sue evidenti lacune.
Dopo un’assenza lunga diciassette anni, Anna Raina ritorna a Curon, suo paese natale situato nel Trentino Alto-Adige, assieme ai due figli gemelli, Daria e Mauro. La donna scappa da una relazione violenta con il marito e soggiorna presso l’antico albergo di famiglia. Qui incontra lo sfavore dell’anziano padre, Thomas, il quale vorrebbe che la figlia tornasse a Milano. La scomparsa di Anna farà emergere il passato misterioso della donna a Curon, così come gli antichi segreti che la piccola comunità ha cercato per tanto tempo di celare. Cosa si nasconde nelle tranquille acque del lago?
Sin da una prima visione, è evidente come Curon abbia diversi elementi che necessitano una certa limatura. Siamo ben lontani dalla qualità di prodotti come Suburra e Gomorra, serie che possono vantare l’operato made in Italy. Tuttavia è opportuno sottolineare che Curon possiede anche elementi positivi, che la pongono lungo la linea della sufficienza – a differenza di altre serie- e non la rendono la peggiore produzione in Italia al momento.
La serie prende vita da una leggenda che ruota attorno alla cittadina di Curon Vanosta. In piena vallata sorgeva il paesino di Graun, sacrificato tra il 1948 e il 1950 per creare un diga. Una parte del paese e la sua chiesa trecentesca furono sommersa dalle acque del lago Resia e ciò che ne rimane oggi è solo un campanile che si erge dalle acque. Nonostante le campane siano state rimosse più di mezzo secolo fa, secondo la leggenda è possibile sentirne il suono diffondersi nelle notti d’inverno, segno di cattivo presagio.
E’ proprio questa leggenda a dar forma concreta alla storia di Curon. Una storia in cui i rancori, la repressione e tutti i sentimenti più negativi e angoscianti danno forma al male e ai mostri che tentiamo di insabbiare per tutta la vita. Il tema principale è proprio il doppio, lo scontro tra il bene e il male. In Curon non si fugge dal passato, perchè non si può fuggire da se stessi.
Il campanile di Curon con i suoi rintocchi che echeggiano nell’aria e il lago artificiale diventano i protagonisti misteriosi degli inquietanti avvenimenti che si stanno diffondendo nella cittadina, come morti e sparizioni improvvise.
Il clima è ricco di tensione e inquadrature di forte impatto. Alcuni colpi di scena risultano particolarmente efficaci. Una nota di merito va data alla fotografia ricca di colori freddi e alla regia di Fabio Mollo e Lyda Pantitucci che attraverso un sapiente alternarsi tra passato e presente, creano un’atmosfera cupa che allo stesso tempo mettono in mostra la bellezza paesaggistica nella quale la storia si anima.
In generale, Curon parte con delle premesse molto buone che, tuttavia, non sempre si mantengono tali. Il tratto dominante è una mancata omogeneità degli elementi strutturali. Vi sono diverse sbavature ed errori in diversi ambiti, dalle modalità narrative gli eventi, fino alle prove attoriali.
Un tema importante è il rapporto genitori-figli, trattato in diverse sfumature e situazioni. Vi è la madre single che cerca disperatamente di allontanare i figli dai propri problemi, ma non ci riesce; la famiglia apparentemente perfetta con una moglie innamorata di un marito freddo e distante e dei figli che si dividono prendendo rispettivamente le parti di uno dei genitori; il padre single che non riesce a comprendere il figlio e, pertanto, si getta nella cura di un gatto. Ciò che si nota è che tutte le famiglie protagoniste di Curon hanno i loro segreti. Rincorrono la tranquillità e la protezione dei figli, facendo leva sulla religione e sulla superstizione. Il risultato è una comunità chiusa e impaurita. A volte questi elementi si rivelano efficaci, altre volte risultano troppo superficiali e poco approfonditi.
La comunità di Curon è divisa, mostrando un’evidente distacco generazionale tra padri e figli. Fortemente presente nella serie è l’elemento teen: identità sessuale, amore, gelosia, utilizzo delle droghe. Tematiche molto attuali che non sempre scontrano con la matrice mistery della serie, in linea generale, sono ben amalgamati. L’intento è quello di mostrare problematiche reali e smorzare i toni di una storia già oscura. Tuttavia vi sono delle eccezioni, come la scena della “prima volta” tra due personaggi, che sembra forzata rispetto al contesto.
La mole di cose da dire e mostrare è molto alta e, per quanto il materiale possa essere interessante, la sceneggiatura a volte, non ne regge il peso. Sembra che qualcosa sfugga al controllo della penna e il risultato sono personaggi o situazione ai quali non viene dato un giusto approfondimento e battute fuori luogo. Alcuni avvenimenti sono fin troppo pretestuosi e la loro presenza sembra forzata solo per far si che un personaggio si trovi in un certo posto.
Altro elemento decisamente non omogeneo è la recitazione. Il cast è ricco di attori che si stanno formando nel panorama recitativo e, pertanto, essi risultano ancora acerbi. Sono quasi tutti poco credibili e spesso mono-espressivi, con piccoli momenti in cui alcuni di loro alzano leggermente l’asticella. Le prove attoriali dei giovani sono un elemento su cui lavorare profondamente, per infondere maggiore naturalezza.
Queste falle trovano un equilibrio con le prove attoriali degli adulti. Primo fra tutti spicca Lucio Lionello (Thomas Raina), doppiatore di attori come Jude Law e Tom Cruise e attore in diverse pellicole. Un grande merito va anche a Valeria Bilello (Anna Raina) che può vantare la partecipazione a produzioni anche internazionali come Sense8. Una bella sorpresa anche Anna Ferzetti nel ruolo di Klaudia e anche già candidata al David di Donatello per “Domani è un altro giorno”.
E’ stato comune in questo periodo il confronto tra Curon e Dark. Tuttavia sarebbe corretto dire che la serie italiana prende da Dark solo il mistero e l’angoscia. La qualità produttiva è troppo diversa per poter fare un confronto, bisognerebbe dare a Curon uno spazio a se, senza paragonarla ad altre serie già esistenti. E’ una narrazione nuova nel panorama italiano, con pregi e difetti, pertanto, ha bisogno del suo tempo per migliorarsi e trovare una propria dimensione
Rispetto ad altre produzioni uscite durante l’anno, non sarebbe giusto bocciarla su tutta la linea, piuttosto bisogna sottolineare come Curon abbia bisogno di lavorare ancora e limarsi. Quindi la serie raggiunge per ora la sufficienza, con tanti punti interrogativi da togliere.