Home Rubriche Outsider IL CASO GADAMER – UN GIALLO NEOLITICO di Vieri Franchini Stappo

IL CASO GADAMER – UN GIALLO NEOLITICO di Vieri Franchini Stappo

Preistoria: un uomo delle caverne viene accusato ingiustamente dell’omicidio di un componente della sua tribù, e viene “incarcerato” dentro una grotta… Presente: uno studioso, anni prima inviso alla comunità scientifica per via di alcune sue ricerche, studia i graffiti preistorici di una grotta con l’aiuto dei suoi studenti. Una studentessa del suo gruppo di lavoro è anche la sua amante…

Vieri Franchini Stappo, fiorentino classe 1956, nei suoi primi anni di carriera fa gavetta come fotografo di moda, ma anche come fotografo di scena teatrale. Lavora, tra gli altri, anche con Carmelo Bene. E’ assistente alla regia di Alberto Negrin per il film per la televisione “Il sequestro dell’Achille Lauro”. Ha esperienze artistiche con molti registi importanti come Nikita Michalkov e Mike Newell. Curiosità: con Newell collaborò per una puntata della nota mini-serie tv “Young Indy”, prodotta da George Lucas.

Ora gira documentari, ma nel 1997 girò questo curioso film low budget, “Il caso Gadamer – un giallo neolitico”. Il protagonista, Tonino Pulci (nei panni dell’inquieto professor Gadamer) è noto agli amanti dell’horror italico per essere stato un attore e collaboratore di Lucio Fulci. Lo troviamo infatti anche nel cast di “Manhattan baby”. Va detto che gli attori principali del cast de “Il caso Gadamer”, pur nei crismi della professionalità, non restituiscono allo spettatore una gran prova recitativa, Pulci compreso. Il film del regista toscano ha due fasi temporali ben distinte: quella del presente (gli anni 90) e quella del Neolitico. La parte nettamente più riuscita è sicuramente quella preistorica.

Attori e location sono azzeccati, in questo caso. Si respira un’aria sufficientemente realistica. La storia del cavernicolo ingiustamente accusato è avvincente. Quando però si torna nel presente la storia perde di intensità, a causa di personaggi mal scritti e un’infinità di dialoghi non del tutto fondamentali. Il tono, nel presente, è da commedia agro-dolce. Il finale è invece, a sorpresa, drammatico, anzi: tragico. Abbastanza in controtendenza con il resto. Un film bello a metà, sicuramente da riscoprire per l’originalità della trama e per tutta la parte ambientata nella preistoria.