E se l’amassi indarno,
andrei sul Ponte Vecchio,
ma per buttarmi in Arno!
Mi struggo e mi tormento!
O Dio, vorrei morir!
Firenze, 1905. Lucy Honeychurch (Helena Bonham Carter) e sua cugina Charlotte Bartlett soggiornano nella pensione Bertolini. Purtroppo non sono riuscite ad avere la tanto ambita stanza con vista sulle sponde del fiume che bagna il capoluogo toscano. Saranno Mr. Emerson, un gentiluomo inglese e il fascinoso figlio George (Julian Sands) a proporre uno scambio. Da questo gesto e dagli eventi che seguiranno, Lucy e George diverranno intimi fino a scambiarsi un passionale quanto scandaloso bacio, durante un picnic sulle colline di Fiesole.
Finita la vacanza mesi dopo nel Surrey, in Inghilterra, ritroviamo la giovane Lucy appena fidanzata con il borioso Cecil Vyse (Daniel Day-Lewis). Ma il turbinio di emozioni vissute a Firenze, riemergono quando per una curiosa casualità Mr Emerson e George diventano i nuovi inquilini del vicino cottage.
Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore inglese E. M. Forster, A Room with a View è il 15mo film del regista statunitense James Ivory.
Il film è un raffinato coming of age di una morbida e puerile giovane donna inglese, travolta dalla nudità fisica e emozionale del romantico George. L’inevitabile breccia dell’amore nell’inscalfibile muro delle convenzioni sociali tardo-vittoriane. Una deliziosa e rassicurante commedia british dietro la qualche si nascondono i temi elegiaci tipici del cinema di Ivory, che comprende un’ideale trilogia con Casa Howard (Howards End) del 1992, e Quel che resta del giorno (The Remains of the Day) del 1993.
Ma Camera con vista rappresenta di fatto la piena maturità registica dell’autore, un pamphelet emozionale che si apre con la pucciniana “O mio babbino caro” sui titoli di testa (da cui la citazione iniziale) e si chiude con uno dei più noti frame del cinema anni ’80 con i due amanti, finalmente insieme con la splendida vista su Ponte Vecchio e sul Duomo.
La pellicola ha un ideale pre ed un seguito. Da una parte esiste un debito stilistico e narrativo con Sense and Sensibility di Jane Austen, di cui non si contano le trasposizioni cinematografiche e televisive. Curioso che proprio Ivory, pochi anni prima nel 1980 avesse diretto Jane Austen in Manhattan con la giovane debuttante Sean Young, che da li a poco avrebbe interpretato l’ambigua Rachael di Blade Runner.