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Bronson (2008)

Nonostante sia un Refn un po’ diverso da quello a cui siamo abituati, la firma del regista danese si percepisce anche in Bronson, il ritratto di un violento criminale che si muove tra realtà crude con un tocco di ironia e scene oniriche pregne di significato.

Michael Peterson (Tom Hardy) è un ragazzo che fin dalla tenera età mostra segni di una spiccata tendenza alla violenza. Nonostante le numerose azioni criminali svolte finisce in prigione solo a 19 anni a causa di una rapina da poche sterline alla posta. Michael lascia così a casa ad aspettarlo (per quelli che sarebbero dovuti essere 7 anni) una compagna ed un bimbo piccolo.
Da lì per Michael iniziano una serie di soggiorni in hotel (come ama chiamarli) a forza di scontri con i secondini, con gli altri prigionieri e rapimenti di membri dello staff, ma mai per omicidio, pena che ritiene adeguata solo ai pedofili.

Purtroppo, però, la sua condotta lo porterà in un altro tipo di struttura, da cui farà di tutto per uscire.
Nonostante le chiare problematiche verrà rilasciato su ordine della Regina per un breve ma significativo lasso di tempo, in cui Michael diventerà Charlie Bronson, un nome d’arte che sarà anche l’identità di quello che lui stesso definirà il suo alter ego.

Tom Hardy interpreta Bronson

Bronson è ispirato alla vera vicenda del più pericoloso criminale mai esistito nel Regno Unito.
Per la parte Tom Hardy ha seguito un regime alimentare ed atletico per incrementare la massa muscolare ed ha voluto incontrare il temuto protagonista in prigione, con l’obbiettivo di entrare meglio nella mente personaggio.
La vita di Bronson ci viene presentata da NWR tramite un piccolo flashback iniziale, monologhi diretti allo spettatore da dietro le sbarre (che percepiamo solo grazie ad un gioco di luci ed ombre), la messa in scena delle violente vicende realmente accadute e da intermezzi in cui Bronson (truccato e spiccatamente teatrale i piedi su un palcoscenico) racconta i fatti come in uno spettacolo di cabaret, scatenando grasse risate tra la ghermita platea.

Il tocco visivo di Refn, anche se meno colorato e vaporwave delle ultime pellicole, si percepisce attraverso la cura maniacale nella costruzione dell’immagine, in cui il regista fa danzare il nerboruto Hardy in armonia con tutto ciò che lo contorna.
L’attenzione ai dettagli si nota anche nella scelta dei colori.
Michael, infatti, non è solo un violento criminale: ha dentro di sé un universo sensibile e creativo che di tanto in tanto fa timidamente capolino da dietro quel personaggio invadente, così invadente da aver assunto un nome proprio.
La decisone di raccontare una storia così violenta facendo ricorso all’ironia (sia negli spezzoni sul palcoscenico che nelle altre situazioni) funziona, smorzando l’atmosfera che altrimenti rischierebbe di essere soffocante e facendo brillare ancor di più l’interpretazione magistrale di Hardy.

Bronson è disponibile su Sky, Now tv Premium, Amazon Prime Premium, Google Play, Tim Vision, Apple tv e YouTube.

Articolo a cura di Gea Gatti