In Amazing Spider Man 2, film del 2014 diretto da Marc Webb, nella camera del Peter Parker interpretato da Andrew Garfield è possibile notare un poster rosso su cui spicca l’immagine di due persone, una intenta a fotografare l’altra: si tratta della locandina di Blow Up. Questo può, in piccola parte, rendere l’idea di come il film di Antonioni sia così profondamente radicato nella cultura pop, negli anni omaggiato e continuamente citato – da Truffaut a Dario Argento, passando per Francis Ford Coppola e Brian De Palma.
Perché Blow Up è un capolavoro del cinema anni sessanta e non solo, una pellicola che crea un’apertura verso la modernità e non è un caso che sia ambientato nella Swinging London, ubriaca di Beatles e di voglia di cambiamento.
Ispirato al racconto di Julio Cortazar “La bava del diavolo”, vincitore del Festival di Cannes del 1967 e uscito nelle sale italiane nello stesso anno – solo dopo dei tagli ad opera dei censori nostrani che comunque non lo salvarono dal sequestro per oscenità – Blow Up non è solo un thriller ma anche un viaggio nella percezione umana della realtà, nel tentativo di scalfirla attraverso un mezzo, la fotografia, che la cristallizza eppure sembra non bastare per coglierla del tutto. È un conflitto quello che si instaura tra il protagonista Thomas, fotografo di moda dandy ed annoiato alla ricerca degli scatti perfetti per il libro di prossima uscita, e il mondo che lo circonda, osservato solo attraverso la lente della macchina fotografica e pertanto mai del tutto comprensibile.
Dopo una sessione fotografica non particolarmente riuscita, Thomas cerca ispirazione in un parco, dove si imbatte in una coppia in atteggiamenti affettuosi. Eppure, sviluppando gli scatti, si accorgerà che oltre le effusioni amorose si nasconde qualcos’altro: Thomas inizierà quindi ad ingrandire l’immagine – il blow up è una tecnica fotografica di ingrandimento, cadendo nell’ossessione di scoprire la verità nascosta, celata da immagini sempre più sgranate ed astratte.
In questa realtà così vicina eppure inaccessibile, in un mondo di spazi prospettici e simmetrici come un set fotografico, ciò che è immortalato da Thomas è destinato a sfumare, a sparire.
Ed è significativo il fatto che il film si apra e chiuda con l’esibizione di un gruppo di mimi, i quali squarciano la realtà per crearne una nuova, tirandovi dentro il fotografo che assiste alla scena.
Primo film della trilogia inglese di Antonioni – seguiranno Zabriskie Point e Professione: Reporter – con questo film portò sugli schermi una giovane Vanessa Redgrave nel ruolo di protagonista, ma anche una giovanissima Jane Birkin, alla quale il regista regalò una scena di nudo integrale.
Recensione a cura de La Sposa