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Big Night (1996): Quel timballo chiamato America

Presentato al Sundance Film Festival il 24 gennaio 1996, Big Night racconta la storia agrodolce di due fratelli abruzzesi che si sono trasferiti nell’East Coast degli Stati Uniti, dove hanno aperto un ristorante italiano.

Primo (Tony Shalhoub) è un dotatissimo chef intransigente, incapace di adeguarsi ai gusti “barbari” degli americani e ai loro hot dog. Suo fratello minore, Secondo (Stanley Tucci), gestisce la sala da pranzo ed essendo l’anima imprenditoriale del duo, cerca con ogni mezzo di tenere a galla l’attività.

Il ristorante soffre inoltre della spietata concorrenza di un altro emigrato, Pascal (Ian Holm). Criminale e proprietario di un locale che invece serve bistecche e tutto ciò che gli americani pretendono di mangiare. “Perché” come dice il più esperto e furbo imprenditore italiano, “le persone quando vanno al ristorante dopo una giornata di lavoro non vogliono chiedersi che cosa c’è nel loro piatto”. Ma Pascal sembra essere magnanimo con i due fratelli. L’uomo decide  così di invitare il grande cantante Louis Prima per una serata indimenticabile col fine di rilanciare il locale di Primo e di Secondo. Un’occasione unica, sulla quale i due fratelli puntano tutto, prelevando gli ultimi soldi dal conto in banca e coinvolgendo, gli amici, gli amori e persino la stampa. Tutto dipenderà da quell’unica cena, da quella straordinaria “Big Night”.

Codiretto dai due attori Campbell Scott e Stanley Tucci, la pellicola cestinata frettolosamente dalla critica, è diventata nell’ultimo ventennio un film cult.

Ad oggi viene considerata una delle migliori pellicole che trattano con rispetto, passione e poesia il rapporto tra cibo e cinema. Alcune ricette del film sono diventate iconiche nella comunità italoamericana e basta cercare su youtube per imbattersi in numerosi tutorial per preparare il celebre timballo dei due fratelli abruzzesi.

Big Night è un outsider per eccellenza, pellicola indipendente, realizzata con un budget bassissimo, ma con tanta passione, da un gruppo di amici attori.

Quasi interamente girato tra le mura del ristorante, il film ha una forte impronta teatrale, sia per la recitazione, sia per l’uso di lente panoramiche e lunghi piani sequenza come nella meravigliosa scena finale della frittata. Se il protagonista è il cibo, il climax ovviamente è l’opulenta “cena di Babette”. Una sequenza di piatti straordinari della tradizione italiana e abruzzese.

Ma Big Night è soprattutto un film che parla di integrazione.

I due fratelli italiani rappresentano, due modi diversi di vedere quell’esperienza lontani da casa. Poi c’è Pascal, il malavitoso. Bob (Campbell Scott) i rivenditore d’auto, simbolo dell’america imprenditoriale. Cristiano (Marc Anthony) l’umile mano d’opera che ha costruito gli States. L’innocenza pre-60’s di Phyllis (Minnie Driver). L’intellettuale fioraia Ann (Allison Janney). Gabriella (Isabella Rossellini), un po’ santa e un po’ puttana, personaggio deandreiano, purtroppo sacrificato dalla sceneggiatura. Il timballo stesso diventa così metafora del melting pot statunitense. Un delicato equilibrio tra le sue varie componenti.

Da bacchettare ovviamente il doppiaggio che non rende la compiutezza e l’eleganza dei dialoghi e delle incomprensioni linguistiche. Sublime la colonna sonora con classici come: “Stornelli Amorisi” e “La strada del bosco” di Claudio Villa, “Buona Sera” e “Oh Marie” di Louis Prima.

Una delle pellicole più sottovalutate degli anni ’90.