Come si può portare sul grande schermo un film che parla dell’amore universale, libero, senza restrizioni di genere o età, senza cadere nel banale?
Lo ha fatto la regista belga Zoé Wittock alla Berlinale 2020 con il suo Jumbo, presentato al festival nella sezione Generation 14 Plus.
La protagonista è la giovane ed introversa Jeanne (Noémie Merlant), che vive con sua madre Margaret (Emmanuelle Bercot), un carattere diametralmente opposto a quello della figlia.
La giovane, dipendente in un parco divertimenti, comincia a scoprire le prima pulsioni amorose.
E la svolta della regista Wittock è proprio nel destinatario delle attenzioni di Jeanne.
Un destinatario che non potrete mai immaginarvi, ma che proprio nel suo profilo, nasconde il messaggio più importante della pellicola.
Jumbo ci porta nel pieno dell’innamoramento giovanile, della sua spontaneità, della sua irrazionalità, e per questo della sua libertà.
Si può amare chiunque, se si è felici insieme e se non si fa del male a nessuno.
E’ questa frase pensiero e domanda allo stesso tempo che i personaggi del film si pongono e alla quale cercano, a modo loro, di dare una risposta.
Lo farà soprattutto Jeanne, una ragazza diversa dalle altre, che ama decorare la sua stanza con luci colorate ed oggetti da lei creati.
Jeanne si sente estranea alla società.
Ama chiudere gli occhi, lasciarsi continuamente trasportare dalle sensazioni, cercare attraverso gli oggetti di capire cose che non capiamo, e sognare la sua via di fuga.
Lo farà scontrandosi sia con un’ambiente che sembra non comprenderla, ed una madre, tutta sesso droga e rock n’ roll che faticherà non poco, ad entrare, comprendere ed accettare, il mondo ed il nuovo amore di sua figlia.