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A bittersweet life

Il gangster movie di Kim Jee-woon è appagante già dal titolo, chiaro riferimento al lussuoso albergo che il protagonista, Sun-woo, gestisce per il suo capo, boss della malavita locale.

La fedeltàdi Sun-woo è totale e incondizionata, e gli guadagna un incarico di primatia importanza: spiare la ragazza del capo mentre questi è fuori città, per scoprire -e in tal caso, giustiziare- se gli è infedele.

Non è difficile capire dove il film andrà a parare: la fredda e distaccata obbedienza e professionalità di Sun verrà presto minata dalla purezza e la bellezza di lei, il che lo porterà a una scelta contro gli ordini del capo, con consuente, eccessiva punizione.

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bellezza sopra tutto

L’estetica di questa pellicola è potente e funzionale, non si parla di bello fine a se stesso: il regista parte dai dettagli, dalla superfice, e dalla superfice conosciamo le turbe dei personaggi, i loro demoni interiori, e il dramma di Sun-woo, un uomo che non vive veramente, e solo quando è troppo tardi lo capisce.

Il film non è esente da difetti: vi sono scene e personaggi comici che ho trovato quantomeno eccessivi, e non vi sono reali guizzi, evoluzioni inaspettate; ciononostante, restarete emozionati dalle scene, dall’action magistrale (dico solo: auto in corsa) e da un finale quantomeno poetico, pur tra sangue e polvere da sparo.

Da vedere.

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.