Home recensioni drammatico Maid (2021) – La Recensione

Maid (2021) – La Recensione

Tratta dal libro best-seller Stephanie Land – Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive, caso editoriale che ha fatto luce sulle condizioni di sfruttamento delle lavoratrici domestiche americane, Maid è senza dubbio uno dei migliori prodotti Netflix del 2021.

Sceneggiata dalla showrunner Molly Smith Meltzer, questa miniserie racconta la storia di Alex (Margaret Qualley) una giovane donna di 25 anni con una piccola figlioletta, un rapporto conflittuale con la madre (Andie MacDowell), artista squattrinata, psicologicamente instabile, un padre assente (Billy Burke) e un compagno violento (Nick Robinson). Alex sogna di diventare una scrittrice, di essere ammessa all’Università del Montana, ma l’unica cosa che può fare è la collaboratrice domestica nelle case degli altri.

Ed ecco che per Alex pulire, rammendare, passare l’aspirapolvere, lucidare e quant’altro non sono solo un modo per mettere da parte soldi ma capire a cosa realmente servono i soldi. Perché non è un maglione di cashmere da 1000 e passa dollari a dare la felicità, ma l’autonomia delle proprie scelte. Non dipendere da nessuno e regalare a sua figlia un futuro migliore.

Non c’è in Maid un’analisi politica à la Ken Loach, Alex non è la feccia di Riff-Raff che demolisce gli appartamenti. Piuttosto la giovane madre entra negli appartamenti per regalare all’autrice l’opportunità metacinematografica di un’analisi sociale e psicologica e sprigionare umanità ed empatia con i personaggi della serie.

“E i cattivi non sono cattivi davvero, i nemici non sono nemici davvero, ma anche i buoni non sono buoni davvero” diceva Niccolò Contessa parlando del cinema di Wes Anderson.

Piuttosto ogni anima in pena di questa serie ha il proprio demone da combattere, che sia l’alcol, la redenzione, la maternità, la bipolarità.

Non c’è giudizio in Maid, non esiste condanna, Alex non punta il dito contro nessuno, semplicemente si alza le maniche e lavora perché sa di essere e di voler essere artefice del proprio destino. Persino il sistema assistenziale non è al centro della serie, anzi viene spesso fuori il volto umano della burocrazia.

Esiste solo Alex, una ragazza, una donna, moglie e madre come tante, che vive con una didascalia sulla spalla che le dice quanti pochi dollari le sono rimasti in tasca e come gestirli al meglio per realizzare i suoi piccoli ma importanti sogni.

Una storia vera, senza fronzoli, come la narrazione, la regia, come la recitazione, soprattutto Qualley/figlia e MacDowell/madre nella finzione come nella vita, autentiche e disarmanti nella loro sincerità.