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Me and Earl and the Dying Girl

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Ancora inedito nel nostro paese dove uscirà il 3 Dicembre, Me and Earl and the Dying Girl dopo aver sbancato all’ultimo Sundance Festival, si appresta a diventare, alla pari di Whiplash, il nuovo fenomeno cinematografico dell’anno, un film semplicemente fantastico.

 

Siamo verso la metà degli anni 2000 quando sull’onda del successo di determinate pellicole viene coniato un termine per indicare un certo cinema americano indipendente, ribattezzato appunto come “Cinema da Sundance”. Caratteristica che accomuna questi film sono una certa estetica comune, in particolare per quanto riguarda le commedie e una qualità quasi sempre inversamente proporzionale al pur sempre risicato budget con cui vengono girati. In principio è stato Little Miss Sunshine passando per i film di Alexander Payne, autore molto affezionato a suddetto festival, fino ai casi più eclatanti, quelli più recenti, quando questo tipo di pellicole hanno definitivamente scavalcato la nicchia a cui erano rivolti fino a raggiungere i festival internazionali più importanti e addirittura arrivare a fare la voce grossa agli Oscar: mi riferisco a pellicole come un Gelido Inverno che ha fatto conoscere al mondo il talento di Jennifer Lawrence, Fruitvale Station ma soprattutto Whiplash, un capolavoro, vero caso cinematografico dello scorso anno quando grazie alla sua dirompente bellezza e potenza ha conquistato meritatamente le platee di tutto il mondo.

Ieri ho visto Me and Earl and the Dying Girl film assoluto protagonista dell’ultimo Sundance con una standing ovation alla prima proiezione e vincitore dei due premi maggiori, quello come miglior film e quello del pubblico. Posso ammetterlo candidamente: il caso che si verifichi un nuovo Whiplash e che possa dire la sua nell’imminente stagione dei premi è veramente alto.

Ancora inedito da noi, fonti online dicono che dovrebbe uscire il 3 dicembre tradotto in maniera aberrante con Quel Fantastico Peggior Anno Della Mia Vita su cui però non indugeremo, il titolo Me and Earl and the Dying Girl riassume in modo perfetto la storia. Greg (Thomas Mann) è all’ultimo anno di liceo, ragazzo insicuro, vuole trascorrere al suo solito questo ultimo anno scolastico nel modo più anonimo possibile, disprezzando la totale folla dei suoi compagni con ironia nascondendosi dietro ad un’efficace maschera nichilista e cinica. Ha passato gran parte della sua vita con Earl, il suo migliore amico che però lui si ostina a definire “collega”, con cui gira segretamente in modo amatoriale bizzarri e surreali film, basati sui grandi classici del cinema, dai titoli a dir poco geniali: così A Clockwork Orange di Kubrick diventa A Sockwork Orange un Uomo da marciapiede, Un uomo sul Marciapiede, Eyes Wide Butt e così via… Insomma un vero e proprio cinefilo. La sua vita cambia quando un giorno la madre lo obbliga a passare del tempo con Rachel, la Dying Girl del titolo, ragazza della sua scuola che ha appena scoperto di avere la leucemia.

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Me and Earl…

Ecco penserete, ci risiamo solito cancer movie strappalacrime à “Colpa delle Stelle” . E no cari miei è qui che vi sbagliate, perché siamo di fronte ad un’elaborazione di ben altro livello. Me and Earl and the Dying Girl non è un teen movie, ne un cancer movie appunto. È un film con una storia e una trama ben precisa, raccontata in maniera differente ed originale.

Greg usa il cinismo e l’ironia come arma difensiva nei confronti della paura di crescere, passa le sue giornate in perfetta apatia dentro lo studio del suo eccentrico professore a vedere film di Werner Herzog insieme al suo amico Earl, non aveva intenzione di frequentare Rachel e non lo nasconde. Da un rapporto iniziato controvoglia, poi piano piano diventato affettuoso, germoglierà un’amicizia che cambierà la vita del ragazzo; in contrapposizione alla malattia di Rachel, Greg si aprirà sempre più alla vita. Qui la prima caratteristica: non siamo di fronte alla solita ruffiana storia d’amore, è semplicemente un film che racconta un’amicizia sincera e casta, un film che vuole approfondire la tematica della creatività di questi ragazzi, creatività e talento visti come strumento attraverso cui lasciare un segno indelebile nella vita dell’altro, attraverso cui salvarsi ed uscire dal proprio “guscio”.

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… and the Dying Girl

Thomas Mann è splendido nella parte del protagonista, con il suo dinoccolato modo di muoversi, il tagliente cinismo che nasconde insicurezza, paura verso il futuro.  Funziona alla grande l’alchimia con gli altri giovani e bravissimi interpreti: Olivia Cooke (Rachel) e RJ Cyler (Earl). A comporre le musiche ci ha pensato poi niente po’ po’ di mento che Brain Eno, già di suo sinonimo di qualità, semplicemente perfette e mai invasive.

Me and Earl and the Dying Girl guarda in modo disincantato e romantico a quello che è il periodo più difficile della vita, l’adolescenza con i suoi tanti ostacoli e turbamenti, al maturare ad ogni costo, alle dure prove che la vita t’impone.  Merito di tutto ciò va senz’altro al regista semi esordiente, Gomez-Rejon che ha saputo trovare un equilibrio perfetto tra umorismo, momenti comici  e commozione, evitando i rischi di cadere nella confezione facile e nel ricatto emotivo del cancer movie. Chapeau.

VOTI FINALI
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Chief editor e Co-fondatore

Cresciuto a massicce dosi di cinema, fin da giovane età veniva costretto dal padre a maratone e maratone di Spaghetti-Western. Leggenda narra che la prima frase di senso compiuto che uscì dalla sua bocca fu: “Ehi, Biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima……” Con il passare del tempo si è evoluto a quello che è oggi: un cinefilo onnivoro appassionato di cinema in ogni sua forma che sia d’intrattenimento, d’autore o l’indie più estremo. Conteso da “Empire”, “The Hollywood Reporter”, “Rolling Stone”, ha scelto Jamovie perché, semplicemente, il migliore tra tutti.