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Hunter Killer – Caccia negli abissi – La Recensione

Siamo ai giorni d’oggi. Le atmosfere sono quelle della guerra fredda. Ancora una volta i buoni sono gli americani e i cattivi, neanche a dirlo, i russi (anche se non tutti). Sembra di essere tornati negli anni ’80 e nei ’90. All’epoca Hollywood produceva pellicole come Caccia a ottobre rosso con Sean Connery vs Alec Baldwin (aka Jack Ryan) o Allarme Rosso con Denzel e il buon Gene Hackman.

Un genere prolifico quello dei submarine movie, che seppur nato nel 1915 con The Secret of the Submarine di George L. Sargent, esplose solo nel secondo dopoguerra. Questo escludendo ovviamente le avventure verniane del pioniere Méliès.

Ed è proprio in questo filone ninety che dobbiamo far rientrare Hunter Killer, diretto dall’illustre sconosciuto Donovan Marsh, ma voluto, prodotto e ovviamente recitato da Gerald “Leonida” Butler.

La prima cosa che salta all’occhio è il cast. Gary Oldman (un po’ sacrificato), Common e Linda Cardellini. Quindi il colosso del cinema svedese Michael Nyqvist, che ormai da tempo si presta a fare il russo per le grandi produzioni californiane.

Adattamento cinematografico del romanzo del 2012 Firing Point scritto da Don Keith e George Wallace, il film parte dalla decisione delle alte sfere del Pentagono di inviare l’USS Arkansas nel Mare di Barents. Per chi non lo sapesse queste freddissime acque si trovano nel mar Glaciale Artico. La ragione di questa mossa così azzardata è la scomparsa di un altro sottomarino americano. A capo di questa spedizione di recupero il navigato e coraggioso Joe Glass, impettito capitano americano (anche se Butler fatica ancora a nascondere le sue origini scozzesi). A questo punto si scoprirà che in Russia è in atto un colpo di Stato che potrebbe far degenerare gli equilibri geopolitici, tra USA e l’ex URSS, da sempre storicamente delicati.

La mossa più furba del film diventa quindi quella di fare largo ad una parallela linea narrativa. Un altro gruppo di supporto americano, calatosi dal cielo è infatti atterrato sul suolo russo per cercare di salvare il culo al presidente “rosso” (perdonatemi il termine, mi adatto al film). La pellicola dunque non si perde nella staticità delle dinamiche da sottomarino, dove il massimo dell’action è urlare “PASSIAMO A DEFCON 1!”. Bensì riesce, con una serie di pirotecnici combattimenti a terra, ad avere un crescendo emotivo non indifferente. Quando poi gli eroi si riuniranno a bordo della USS Arkansas, scoppierà una vera terza guerra mondiale. Razzi, missili e tutto il ben di Dio necessario per far esplodere tra pochi mesi il vostro impianto home video!

Quindi tirando le somme Hunter Killer ha la delicatezza e i dialoghi di un agricoltore uzbeko (con tutto il rispetto), ma intrattiene lo spettatore con una componente action particolarmente spiccata e una serie di piacevoli clichè di genere che, come una macchina del tempo, ci riportano cinematograficamente a 25 anni fa.