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I fondamentali – The Heat (la sfida)

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In questi giorni di fermo forzato, ci si può trovare nell’imbarazzante consapevolezza di aver perso, o peggio ancora, dimenticato alcuni titoli imprescindibili, alla portata di un semplice click in casa vostra. The Heat è uno di questi

E’ difficile essere obiettivi nello scrivere di un film quando lo si considera semplicemente un’opera di valore formativo.

Parlo alla generazione che in prima serata su Italia 1 poteva vedere film assolutamente privi di censura; che passava notti dal sonno difficile dopo aver visto degli horror di seria A presentati da Zio Tibia…ma questa è un’altra storia.

The Heat è un capolavoro tra i capolavori, ovvero un’opera dell’enorme Micheal Mann, uomo che con la Miami Vice semplicemente inventò e i cui sforzi produttivi non avrebbero nulla da impallidire nell’attuale panorama di ‘Serie TV’ ad alto budget. Ai tempi, un precusore.

Per chi non conoscesse Mann, alcuni capisaldi della sua regia vivono in praticamente ognuna delle sue pellicole: i protagonisti sono Uomini definiti dalla propria capacità professionale, solitamente degli specialisti, oltre che da un profondo senso, per quanto personale, di giusto e sbagliato, e delle azioni che ne conseguono. Tra queste, molto spesso vi è la solitudine.

Non manca mai il sentimento.

Ma non è mai messo da parte l’approfondimento per l’amore, le relazioni che accorrono a definire questi uomini: il cinema di Mann è imperniato di un irriducibile romanticismo.

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Non è ovviamente un’eccezione The Heat: di base narra lo scontro tra la squadra di rapinatori di Neil contro il tenente Vincent. De Niro contro Pacino, nel 1995. Per dire.

Ma anche con questi nomi enormi, ben accompagnati da un cast all-star quali Val Kilmer, Jon Voight, Ashley Judd, una giovanissima Natali Portman, il vero valore del film risiede nella caratterizzazione dei personaggi e nel metodo di Mann.

La caratterizzazione, perchè sulla base di una trama in fondo semplice ogni personaggio ha il suo approfondimento; nulla viene lasciato al caso e se la vita di Vincent va oltre il clichè del poliziotto i cui affetti sono rovinati dall’ossessione per il lavoro è anche grazie al minutaggio, le battute, gli eventi dedicati a dipingere una figliastra problematica; piuttosto che una moglie innamorata ma che non è disposta a essere sempre la seconda scelta.

Scelta e conseguenza: nulla è lasciato al caso in quello che accade, come in un domino in cui forse un vero vincitore non c’è e il prezzo da pagare per ciò che si ritiene giusto è molto alto.

 

Il resto lo fa Mann grazie a una lunga preparazione e attenzione ai dettagli; tirando fuori il meglio da due mostri sacri – uno sopra le righe, l’altro diametralmente opposto, lavora di sottrazione – e portando in scena La rapina: dopo 25 anni  è tutt’ora il punto di riferimento nei film action.

Un equilibrio tra violenza e romanticismo, azione sfrenata e intimità. L’eccellente fotografica è la degna confezione di un film che ha fatto la storia.

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