Chaogtu with Sarula, diretto dal regista cinese Wang Rui, è uno dei 14 film in competizione al festival del cinema di Tokyo.
Una commedia tenera e dolce che ci trasporta nelle verdi e sterminate praterie della Mongolia.
La bellezza delle immense praterie mongole ci lascia quasi a bocca aperta.
Le riprese dall’alto mostrano una terra verde e sterminata che sembra non avere confini ed estendersi fino all’infinito.
Lo schermo sembra sempre diviso in due, il verde del prato in basso e l’azzurro del cielo in alto.
In questo setting pastorale, Chaogtu e Sarula vivono la loro quotidianità e vita coniugale. Changtou è un mandriano nomade che conduce ora una vita sedentaria in una prateria mongola.
Nonostante l’amore che prova nei confronti di sua moglie, la monotonia e la noia di una vita nel bel mezzo della prateria, lo spingono a scappare continuamente alla ricerca di nuove avventure in giro per il mondo.
Al contrario, Sarula è una donna che non desidera altro che vivere tranquillamente nella sua terra insieme all’amato marito, occuparsi degli animali e dei lavoretti di casa di giorno e coccolarsi con Chaogtu dopo il tramonto.
Le continue sparizioni del marito, che torna sempre con qualche regalo per farsi perdonare della sua assenza, la feriscono e la preoccupano fino a farle prendere nel finale del film, una scelta definitiva.
Chaogtu with Sarula racconta una storia di amore e di compromessi.
Affinché possano stare insieme, sono entrambi consapevoli che uno dei due deve fare dei sacrifici.
Più volte Chaogtu chiede a Sarula di viaggiare con lui, di trasferirsi in città e abbandonare la prateria; vice versa, Sarula non vuole lasciare la sua terra e mostra tutta la sua insofferenza per le sparizioni del marito, a volte picchiandolo, a volte piangendo, a volte tenendogli il broncio.
Il film comincia proprio con una delle sparizioni di Changou per poi terminare con Changtou stesso alla ricerca della moglie che, dopo essere stata abbondonata per l’ennesima volta e per di più mentre aspettava un bambino, lascia la prateria per trasferirsi in città, incapace di mantenere un figlio da sola durante i rigidi inverni mongoli. Nonostante l’amore che provavano per l’un l’altro, nessuno dei due è stato in grado di cambiare e solo le circostanze, la solitudine per Chaogtu e l’istitnto di sopravvivenza per Sarula, li ha portati a intraprendere vie che mai avrebbero pensato di imboccare.
Come il regista racconta, le persone di questi luoghi erano prima popolazioni nomadi che hanno deciso di seguire una vita sedentaria e Changtou e Sarula sono il simbolo di questo nuovo tipo di società.
Da una parte, il passaggio da una vita nomade a una sedentaria ha migliorato il loro stile di vita; dall’altra, la loro cultura originaria e struttura sociale viene completamente a deformarsi e i mandriani si ritrovano ora a dover trovarsi una nuova identità e un nuovo posto nel mondo.
Sia Chaogtu che Sarula, come abbiamo visto, troveranno il loro andando contro i propri istinti e i propri desideri.
Certamente una pellicola molto interessante con un’ambientazione senza eguali, un montaggio moderno, ricercato, nonostante la semplicità delle sue immagini.
Dei personaggi contemporanei, semplici e divertenti con cui riusciamo a rispecchiarci, benché abitino in luoghi a noi estranei e vivano secondo usi e costumi non molto conosciuti.
Una storia d’amore dolce, fatta di liti ma anche di tenerezza.
Articolo a cura di Pamela De Santis