Gus Van Sant torna a raccontare i suoi giovani ribelli e inquieti con la sua consueta sensibilità e delicatezza. Due anime sospese in una celestiale Portland.
È possibile fare un film che parla della morte, da sempre il più grande tabù per gli esseri umani, senza drammi, patemi, urla, senza scadere nel classico dei classici drammoni pseudo ruffiani del già tutto visto? Si, è possibile se possiedi la delicatezza e la sensibilità di Gus Van Sant.
Enoch è un ragazzo difficile che si è isolato dal mondo. Ha perso entrambi i genitori in un incidente e da quel giorno si imbuca di nascosto ai funerali di sconosciuti per vivere il loro lutto e cercare di espiare le proprie paure. Il suo unico amico è Hiroshi un kamikaze nipponico morto durante la Seconda guerra mondiale.
Un giorno in una di queste cerimonie funebri incontra Annabel una bella e dolce ragazza, amante della natura e con una voglia immensa di vivere. I due si conoscono e diventano subito amici. Ma Annabel nasconde un doloroso segreto, è malata terminale di cancro. Quando Enoch lo scopre decide di aiutarla ad affrontare gli ultimi giorni con irriverente abbandono, sfidando il destino e lasciandosi andare alla vita. Nascerà una profonda storia d’amore in cui entrambi i ragazzi sono consapevoli di avere una “data di scadenza” ma che li spingerà nel bene e nel male a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.
I giovani di Van Sant sono irrequieti, fragili, sensibili consapevoli della loro mortalità ma allo stesso tempo ancorati come nessun altro alla vita. Lo sono sempre stati dal River Phoenix di Belli e Dannati al magnifico Henry Hopper di questo Restless (Proprio non ce la faccio a chiamarlo con il titolo in italiano mi scuserete).
Evitando qualsiasi retorica e ispirandosi indirettamente alla storia d’amore impossibile per antonomasia del cinema, Harold e Maude, Van Sant dirige un film che mai prende in giro il pubblico. Non c’è pietà e non c’è apertura ad una speranza di guarigione miracolosa. Allo stesso tempo però, il racconto di questa storia d’amore impossibile risulta uno dei più dolci e delicati che si siano visti al cinema negli ultimi anni. Sulla carta poteva essere un film strappalacrime, devastante, ma la malattia non è il tema centrale, è per lo più il pretesto per parlare di un amore puro, un inno alla vita e alla gioia di vivere.
Splendido inoltre il rapporto metafisico che Van Sant costruisce tra Henoch e l’amico immaginario Hiroshi, defunto ma desideroso di vivere come nessun altro dei personaggi viventi.
Un film profondo, emozionante e meraviglioso assolutamente da non perdere.